Pagine

martedì 26 maggio 2020

REVIEW PARTY: Ballata dell'usignolo e del serpente


Titolo: Hunger Games. Ballata dell'usignolo e del serpente 
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2020
Pagine: 480
Prezzo di copertina: 22,00 euro

[Ringrazio la Mondadori per la copia omaggio del libro per una mia recensione onesta e sincera]

Voto: 3/5


Il mondo di Panem sessantaquattro anni prima degli eventi che hanno visto protagonista Katniss Everdeen. Tutto ha inizio la mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games...
L'ambizione lo nutre. La competizione lo guida. Ma il potere ha un prezzo.
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

Questo libro per me rimane un mistero. Non avevo grandi aspettative quando l'autrice lo aveva annunciato, nonostante il mio interesse si fosse notevolmente alzato quando ho saputo che avremmo visto un lato diverso del presidente Snow, addirittura innamorato del proprio tributo agli Hunger Games... In generale, forse continuo a pensare che avrei preferito altre storie, che il presidente Snow non sarebbe stata la scelta a cui avrei puntato io, ma sono contenta di essere tornata in questo mondo, che amo particolarmente. 
Questo libro per me rimane un mistero perché non ho assolutamente idea di come giudicarlo, visto che non riesco nemmeno a decidere se mi sia piaciuto o no. 
La storia è davvero molto interessante, osserviamo infatti il giovane Coriolanus come mentore nell'arena, che cerca di tenere alto il nome degli Snow, di tenere in alto il suo onore, mentre però dall'altra parte cerca anche di tenere vivo il proprio tributo con ogni mezzo possibile. 
Il personaggio di Coriolanus Snow è un altro mistero che il libro ci presenta: per chi ha letto la prima trilogia, infatti, il presidente Snow è un uomo senza cuore, l'uomo che uccide e tortura, ed è così difficile all'inizio collegarlo con il povero ragazzo che ci troviamo di fronte, che crede forse ancora ingenuamente nella bontà dell'essere umano e che nelle sue azioni cerca ancora di essere onorevole. 
Il suo è un viaggio, un viaggio che lo trasformerà e lo porterà sempre più vicino a comprendere la natura degli esseri umani e lo scopo degli Hunger Games, che lo porterà ad essere quell'individuo che noi conosciamo. 
All'inizio, infatti, il libro ci presenta uno scenario molto diverso rispetto a quello cui siamo abituati: Capitol City non è ancora quella grande città, ricca e prosperosa, che siamo abituati a vedere con gli occhi di Katniss. La guerra è finita solo pochi anni prima e gli abitanti soffrono ancora la povertà e la fame. Così la famiglia Snow, che ha perso tutto in guerra. 
Coriolanus quindi all'inizio del libro è un ragazzo povero, orfano, che vive con la nonna e la cugina nella vecchia casa di famiglia, ormai spoglia di tutte le ricchezze. 
Gli Hunger Games sono stati istituiti solo da 10 anni e scordatevi tutta la tecnologia degli strateghi e un'arena super organizzata: i ragazzini vengono affamati, rinchiusi nelle gabbie degli zoo e poi buttati in un'arena dove possono uccidersi con delle armi. Fine. Gli Hunger Games non sono ancora quello spettacolo che gli abitanti della città aspettano con trepidante attesa, anzi, molti non ne comprendono lo scopo e pure tra gli stessi mentori ci sono persone che trovano questa punizione brutale. 
Il libro infatti ci permette di vedere la nascita degli Hunger Games come li conosciamo e a comprendere il loro scopo. 
All'inizio del libro infatti troviamo diverse citazioni di filosofi e grandi scrittori sullo stato di natura, su come gli uomini devono vivere, se l'umanità può vivere senza leggi o meno. 
Il libro infatti è permeato da questo pensiero filosofico: l'umanità può vivere senza leggi, senza un controllo forte centralizzato che lo controlla, o senza di esso le persone vivrebbero senza morale come dei barbari?
Coriolanus riflette proprio su questi temi durante tutto il libro e alla fine arriva alla conclusione che gli Hunger Games, di cui prima non capiva l'utilità, sono necessari e che il mondo ha bisogno del controllo di Capitol City o finirebbe nel caos. 

In generale quindi il libro è molto interessante, perché riflette su chi è davvero l'uomo e su cosa può fare nel momento della disperazione, ma non mi ha propriamente convinto, dal momento che ci sono stati parti che ho ritenuto poco interessanti. In generale ho trovato il libro troppo lungo, forse eccessivo in diverse parti che potevano essere espresse in meno pagine. 
Il finale però mi ha colpito moltissimo, perché proprio non me l'aspettavo, ma è stata la parte che ho preferito dell'intero libro. 
I personaggi, però, onestamente non mi hanno convinto: Coriolanus è forse quello scritto meglio, ma inizialmente ero molto scettica perché troppo eccessivamente diverso dallo Snow a cui siamo abituati a pensare, Seianus Plinth, amico di Coriolanus e anche lui mentore, è un personaggio molto interessante perchè, nato e cresciuto nel ditretto 2 e poi trasferitosi a Capitol City, si sente ancora un abitante dei distretti ed è sicuramente il personaggio che presenta maggiori dilemmi morali all'interno del libro. 
Il personaggio più strano però è stato sicuramente il tributo del distretto 12, Lucy Gray Bird, di cui Coriolanus si innamora. Lucy Gray è un personaggio ambiguo, che non ho capito fino in fondo. Lei fa parte di una famiglia allargata chiamata Covey, di musicisti erranti, e impressiona le persone alla mietitura cantando una canzone. L'eccessivo uso di musica e canzoni all'interno del libro e questo personaggio così particolare sono forse le cose che ho apprezzato meno. 
Ho apprezzato però i diversi legami che la Collins ha tentato di creare tra la trilogia di Hunger Games e questo libro, per esempio con la ripresa della canzone "L'albero degli impiccati" e altre piccole cose che se si ha letto i libri si possono apprezzare. 

In generale, il mio consiglio non può che essere, se siete fan di questa saga, di prendere in mano il libro e decidere da soli se vi piace o meno, perché credo sia uno di quei libri che puoi o amare o odiare terribilmente.
Io continuo a ritenerlo un libro nè bello nè brutto, con delle parti molto interessanti e altre molto noiose, ma il messaggio che vuole mandare mi ha molto colpito ed è per questo che, alla fine, ritengo possa essere considerato un buon libro. 

Nessun commento:

Posta un commento