Titolo: Hunger Games. La ragazza di fuoco
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2019
Pagine: 384
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Voto: 4/5
Katniss è riuscita a sopravvivere agli Hunger Games e, per Capitol City, lei e Peeta sono la coppia dei sogni: purtroppo però non tutto è rose e fiori: lo scherzetto con le bacche fatto dalla ragazza nell'ultima arena ha fatto scoppiare la miccia di una rivoluzione, che, se non domata, può portare alla nascita della rivolta nei distretti di Panem.
Il presidente Snow così si presenta a casa di Katniss e le dà un ultimatum: durante il Tour della Vittoria deve cercare di far credere di essere davvero innamorata di Peeta, convincere le persone che il suo gesto non è stato un atto premeditato contro Capitol City, ma il gesto disperato di una ragazza innamorata, oppure ci saranno delle conseguenze.
Katniss deve così cercare di rimediare al suo errore, ma nulla di quello che fa sembra funzionare e, come se non bastasse, si avvicina pericolosamente l'Edizione della Memoria degli Hunger Games. La ragazza di fuoco è davvero al sicuro come pensa?
Se me lo aveste chiesto anni fa, vi avrei detto che senza dubbio La ragazza di fuoco era il mio libro preferito della trilogia. I motivi sarebbero stati tanti: la costruzione dell'arena a forma di orologio, spettacolare; la presentazione di uno dei personaggi più belli dell'intera saga: Finnick Odair; e soprattutto quella che nel fandom e dagli amanti della coppia Katniss/Peeta viene comunemente chiamata "the beach scene", la scena della spiaggia. Se lo avete letto, capirete.
Poi mi sono resa conto che tutte queste cose accadono praticamente alla fine del libro, nelle ultime 100 pagine e che non mi ricordavo assolutamente cosa succedeva prima. E se devo essere onesta, non lo ricordo nemmeno adesso, quando ho appena riletto il libro. La prima parte del romanzo infatti è abbastanza dimenticabile, lenta e piuttosto noiosa, diciamo poco avvincente. Si parla del rapporto di Katniss con Peeta, che dopo aver scoperto che Katniss fingeva di essere innamorata di lui inizia ad avere con la ragazza un rapporto più freddo, e poi del suo rapporto con Gale, l'amico di infanzia innamorato di lei e che non ha apprezzato il rapporto amoroso instauratosi nell'arena.
Viene poi descritto il cambiamento che avviene nel distretto 12, dove arrivano nuovi Pacificatori (le guardie armate) e il cui nuovo capo instaura un regime di terrore e di dolore, distruggendo il mercato illegale, il Forno, e punendo tutte le persone sorprese a commettere un crimine.
Katniss deve fingere di essere innamorata di Peeta e il ragazzo, davanti alle telecamere di Capitol City, le chiede di sposarlo. Sarà proprio il giorno in cui verrà scelto l'abito da sposa che Katniss dovrà indossare che avviene un'inaspettato colpo di scena: i tributi della settantacinquesima edizione degli Hunger Games verranno scelti tra i vincitori ancora in vita e questo vuol dire solo una cosa: Katniss dovrà tornare nell'arena.
Da qui incomincia quella che onestamente penso sia la parte più bella del libro: l'incontro con i "vecchi" tributi come appunto Finnick e Mags del distretto 4, Johanna Mason del distretto 7 e gli strani tributi del distretto 3, chiamati ironicamente "Rotella" e "Lampadina".
L'arena è assolutamente la parte più bella è interessante del libro e credo che nella sua ideazione la Collins si sia assolutamente superata. L'arena infatti è un'orologio, diviso in 12 settori in cui ad ogni ora avviene una minaccia diversa che può essere la caduta di una pioggia di sangue o l'attacco di scimmie ibridi.
Questa parte è stata assolutamente la mia preferita e l'ho letta tutto d'un fiato e credo che il libro si sia ripreso proprio grazie a questa parte.
Rileggendolo adesso infatti mi chiedo come ho potuto considerarlo per anni il mio libro preferito della trilogia, perché, nonostante questa parte sia fantastica, l'inizio è molto lento, mentre Hunger Games è stato dinamico e avvincente dall'inizio alla fine.
In questo libro però ci addentriamo più attentamente nella rivolta in atto contro Capitol City che nel primo libro era solamente accennato, ed è interessante leggere il punto di vista di Katniss, che a suo malgrado, senza esserne informata e senza che lo voglia, diventa ormai parte fondamentale della ribellione e il suo portafortuna, la ghiandaia imitatrice, viene utilizzato come simbolo della rivoluzione. I distretti infatti ormai sono in rivolta, la scintilla è scattata e Katniss non ha altra scelta se non accettare il suo destino.
Rileggendolo adesso infatti mi chiedo come ho potuto considerarlo per anni il mio libro preferito della trilogia, perché, nonostante questa parte sia fantastica, l'inizio è molto lento, mentre Hunger Games è stato dinamico e avvincente dall'inizio alla fine.
In questo libro però ci addentriamo più attentamente nella rivolta in atto contro Capitol City che nel primo libro era solamente accennato, ed è interessante leggere il punto di vista di Katniss, che a suo malgrado, senza esserne informata e senza che lo voglia, diventa ormai parte fondamentale della ribellione e il suo portafortuna, la ghiandaia imitatrice, viene utilizzato come simbolo della rivoluzione. I distretti infatti ormai sono in rivolta, la scintilla è scattata e Katniss non ha altra scelta se non accettare il suo destino.
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