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venerdì 15 maggio 2020

REVIEW PARTY: Hunger Games di Suzanne Collins





Titolo: Hunger Games
Autore: Suzanne Collins 
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2016
Pagine: 418
Link IBS

Voto: 5/5 



La prima volta che lessi Hunger Games avevo sedici anni, era il 2012 e dopo Harry Potter e Twilight non avevo trovato altri libri che mi avessero ossessionato a tal punto da tenermi sveglia la notte. Mi ricordo che lessi questo libro dalla copertina nera avidamente, inizialmente un po' restia per il fatto che il libro fosse scritto in prima persona, ma poi sempre più interessata finché il libro non mi ha preso talmente tanto che non riuscivo a posarlo. 

La protagonista del romanzo è Katniss, una ragazza di sedici anni che vive nel Distretto 12, il distretto più povero dello stato di Panem, creatosi dopo una guerra che ha distrutto gli Stati Uniti d'America. Lo stato di Panem è guidato dalla capitale, Capitol City, circondata da dodici distretti che le procurano tutti i beni materiali che necessita. Il libro infatti è ambientato in un futuro distopico, dove, per punire i distretti che anni or sono si erano ribellati al controllo di Capitol City, sono stati indetti gli Hunger Games, dei giochi della fame in cui due tributi per ogni distretto, un maschio e una femmina, devono uccidersi l'un l'altro in un'arena affinché ci sia un solo vincitore finale, che verrà ricoperto di gloria e onori. 

Per salvare sua sorella, Katniss si offre volontaria come tributo, e da quel momento tutta la sua vita cambia. 



Il libro è un romanzo crudo, dallo stile semplice e lineare. Tutta la storia ci viene narrata dalla protagonista in prima persona, e devo dire che ciò che mi colpì molto la prima volta che lo lessi era la diversità di questo personaggio rispetto ai soliti protagonisti. Katniss non cerca l'approvazione, o l'amore, in un mondo che cerca di distruggerti, lei cerca semplicemente di sopravvivere giorno per giorno, cacciando nei boschi e cercando di procacciarsi più cibo possibile per sfamare sua madre e la piccola sorellina, Prim. 

Katniss è sveglia, furba, non è un personaggio che potremmo definire "addomesticato", è più simile ad un gatto selvatico, che lotta per la sopravvivenza e non è abituato a ricevere carezze o trattamenti di favore. 

Al contrario, Peeta, l'altro tributo del distretto 12 e co-protagonista del romanzo, è un ragazzo dolce e buono, che rifiuta di piegarsi alla bestialità che gli Hunger Games impongono e che più di ogni altra cosa desidera rimanere se stesso. 

La loro relazione mi ha colpito profondamente fin dalla prima volta che ho letto il libro, e nonostante con questa rilettura sapessi già tutti i colpi di scena, sono rimasta con il fiato sospeso.

I libro si legge con una facilità impressionante, nonostante il tema non sia così leggero, anzi, ma l'abilità della scrittrice è tale che una pagina tira l'altra e non riesci ad abbondare questa storia impressionante, ricca di sangue e morte. 

L'unico difetto, difetto che in verità noto in tutti i romanzi che utilizzano la prima persona, o si concentrano sul punto di vista di un solo personaggio, è la mancanza di una panoramica generale della storia; perché nonostante leggere dal punto di vista di Katniss sia molto utile per immedesimarsi nella storia, mi sarebbe piaciuto leggere anche i pensieri degli altri personaggi, in modo tale da avere più dettagli sulla storia, perché già dall'inizio si intuisce che sotto i comportamenti di alcune persone di Capitol City si nasconde qualcosa, l'inizio di una ribellione di cui Katniss sarà la protagonista involontaria.
Ogni volta che leggo questo libro, mi colpisce la descrizione che l'autrice fa dell'universo di Panem, della fame e della disperazione che regna nei distretti, dove le persone vengono controllate da delle guardie armate, chiamate "pacificatori", e al contrario dell'opulenza che regna a Capitol City, una città assolutamente sbalorditiva, dotata di una tecnologia strabiliante e i cui abitanti danno sfogo ad ogni eccesso possibile, senza preoccuparsi che i loro figli possano combattere negli Hunger Games. 
Questa parte purtroppo dura poco, perché la maggior parte del libro si svolge nell'arena, un'altra invenzione straordinaria dell'autrice. 

In questa parte possiamo osservare le abilità di sopravvivenza di Katniss e la sua amicizia, forse la parte più tenera e commovente del libro, con la piccola Rue, proveniente dal distretto 11, a cui Katniss si affezione perché ha la stessa età della sua sorellina, Prim.
Rue infatti ha appena 12 anni, ma è molto scaltra ed intelligente; aiuta Katniss nell'arena e le due diventano inseparabili, creando un'alleanza estranea alle logiche dell'arena, e che, inaspettatamente, sarà per Katniss proprio l'inizio del suo ruolo come ghiandaia imitatrice, il momento in cui inizia a sfidare Capitol City e il presidente Snow. 
I rapporti tra i vari concorrenti sono infatti molto interessanti: mentre da una parte si formano i favoriti: i tributi provenienti dai distretti 1, 2 e 4, i distretti più ricchi in cui i ragazzi e le ragazze si allenano già in tenera età per partecipare ai giochi, dall'altra ci sono gli altri tributi, che sono per lo più inesperti e destinati a morire. 
Normalmente i tributi del distretto 12 non sopravvivono perché denutriti e incapaci di impugnare le armi. L'unico mentore sui cui Katniss e Peeta possono contare è infatti Haymitch Abernathy, un alcolizzato che vinse, grazie alla propria intelligenza, i cinquantesimi Hunger Games, la seconda edizione della memoria in cui ci furono il doppio dei tributi. 
Katniss però sa cacciare, è abilissima ad utilizzare l'arco e convince subito il pubblico delle sue capacità ottenendo 11 come punteggio alla prova iniziale. 
La sua sorte però non sarebbe stata così positiva senza l'aiuto di Peeta, che durante l'intervista iniziale con Caesar Flickerman, la voce di Capitol City, rivela di essere innamorato di lei. Questa mossa salva Katniss dal momento che il pubblico si appassiona alla loro storia d'amore, agli "amanti sventurati del distretto 12" e li aiuta e supporta durante il loro percorso nell'arena.
Il rapporto che si instaura in questo libro tra Katniss e Peeta è meraviglioso (ho sempre preferito Peeta a Gale, l'amico di infanzia di Katniss, onestamente) e Peeta rimarrà uno dei miei personaggi preferiti maschili di sempre. Lui infatti è un'anima buona e pura, così diversa rispetto a quella di Katniss. Lui è davvero innamorato di lei e durante gli Hunger Games fa di tutto per aiutarla e tenerla in vita. 

Alla fine, sono felicissima di aver riletto questo libro perché mi ha ricordato il capolavoro che è e il meritato successo che ha avuto. 
Nel tempo infatti pensavo che i bei ricordi che mi legavano a questo libro fossero, beh, effettivamente dei ricordi, mentre questa rilettura mi ha confermato che il libro è effettivamente un capolavoro e merita di essere considerato uno dei più bei libri degli ultimi vent'anni. 

Vi è piaciuta la mia recensione? Leggete anche i commenti degli altri partecipanti al Review Party!




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