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martedì 26 maggio 2020

REVIEW PARTY: Ballata dell'usignolo e del serpente


Titolo: Hunger Games. Ballata dell'usignolo e del serpente 
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2020
Pagine: 480
Prezzo di copertina: 22,00 euro

[Ringrazio la Mondadori per la copia omaggio del libro per una mia recensione onesta e sincera]

Voto: 3/5


Il mondo di Panem sessantaquattro anni prima degli eventi che hanno visto protagonista Katniss Everdeen. Tutto ha inizio la mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games...
L'ambizione lo nutre. La competizione lo guida. Ma il potere ha un prezzo.
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

Questo libro per me rimane un mistero. Non avevo grandi aspettative quando l'autrice lo aveva annunciato, nonostante il mio interesse si fosse notevolmente alzato quando ho saputo che avremmo visto un lato diverso del presidente Snow, addirittura innamorato del proprio tributo agli Hunger Games... In generale, forse continuo a pensare che avrei preferito altre storie, che il presidente Snow non sarebbe stata la scelta a cui avrei puntato io, ma sono contenta di essere tornata in questo mondo, che amo particolarmente. 
Questo libro per me rimane un mistero perché non ho assolutamente idea di come giudicarlo, visto che non riesco nemmeno a decidere se mi sia piaciuto o no. 
La storia è davvero molto interessante, osserviamo infatti il giovane Coriolanus come mentore nell'arena, che cerca di tenere alto il nome degli Snow, di tenere in alto il suo onore, mentre però dall'altra parte cerca anche di tenere vivo il proprio tributo con ogni mezzo possibile. 
Il personaggio di Coriolanus Snow è un altro mistero che il libro ci presenta: per chi ha letto la prima trilogia, infatti, il presidente Snow è un uomo senza cuore, l'uomo che uccide e tortura, ed è così difficile all'inizio collegarlo con il povero ragazzo che ci troviamo di fronte, che crede forse ancora ingenuamente nella bontà dell'essere umano e che nelle sue azioni cerca ancora di essere onorevole. 
Il suo è un viaggio, un viaggio che lo trasformerà e lo porterà sempre più vicino a comprendere la natura degli esseri umani e lo scopo degli Hunger Games, che lo porterà ad essere quell'individuo che noi conosciamo. 
All'inizio, infatti, il libro ci presenta uno scenario molto diverso rispetto a quello cui siamo abituati: Capitol City non è ancora quella grande città, ricca e prosperosa, che siamo abituati a vedere con gli occhi di Katniss. La guerra è finita solo pochi anni prima e gli abitanti soffrono ancora la povertà e la fame. Così la famiglia Snow, che ha perso tutto in guerra. 
Coriolanus quindi all'inizio del libro è un ragazzo povero, orfano, che vive con la nonna e la cugina nella vecchia casa di famiglia, ormai spoglia di tutte le ricchezze. 
Gli Hunger Games sono stati istituiti solo da 10 anni e scordatevi tutta la tecnologia degli strateghi e un'arena super organizzata: i ragazzini vengono affamati, rinchiusi nelle gabbie degli zoo e poi buttati in un'arena dove possono uccidersi con delle armi. Fine. Gli Hunger Games non sono ancora quello spettacolo che gli abitanti della città aspettano con trepidante attesa, anzi, molti non ne comprendono lo scopo e pure tra gli stessi mentori ci sono persone che trovano questa punizione brutale. 
Il libro infatti ci permette di vedere la nascita degli Hunger Games come li conosciamo e a comprendere il loro scopo. 
All'inizio del libro infatti troviamo diverse citazioni di filosofi e grandi scrittori sullo stato di natura, su come gli uomini devono vivere, se l'umanità può vivere senza leggi o meno. 
Il libro infatti è permeato da questo pensiero filosofico: l'umanità può vivere senza leggi, senza un controllo forte centralizzato che lo controlla, o senza di esso le persone vivrebbero senza morale come dei barbari?
Coriolanus riflette proprio su questi temi durante tutto il libro e alla fine arriva alla conclusione che gli Hunger Games, di cui prima non capiva l'utilità, sono necessari e che il mondo ha bisogno del controllo di Capitol City o finirebbe nel caos. 

In generale quindi il libro è molto interessante, perché riflette su chi è davvero l'uomo e su cosa può fare nel momento della disperazione, ma non mi ha propriamente convinto, dal momento che ci sono stati parti che ho ritenuto poco interessanti. In generale ho trovato il libro troppo lungo, forse eccessivo in diverse parti che potevano essere espresse in meno pagine. 
Il finale però mi ha colpito moltissimo, perché proprio non me l'aspettavo, ma è stata la parte che ho preferito dell'intero libro. 
I personaggi, però, onestamente non mi hanno convinto: Coriolanus è forse quello scritto meglio, ma inizialmente ero molto scettica perché troppo eccessivamente diverso dallo Snow a cui siamo abituati a pensare, Seianus Plinth, amico di Coriolanus e anche lui mentore, è un personaggio molto interessante perchè, nato e cresciuto nel ditretto 2 e poi trasferitosi a Capitol City, si sente ancora un abitante dei distretti ed è sicuramente il personaggio che presenta maggiori dilemmi morali all'interno del libro. 
Il personaggio più strano però è stato sicuramente il tributo del distretto 12, Lucy Gray Bird, di cui Coriolanus si innamora. Lucy Gray è un personaggio ambiguo, che non ho capito fino in fondo. Lei fa parte di una famiglia allargata chiamata Covey, di musicisti erranti, e impressiona le persone alla mietitura cantando una canzone. L'eccessivo uso di musica e canzoni all'interno del libro e questo personaggio così particolare sono forse le cose che ho apprezzato meno. 
Ho apprezzato però i diversi legami che la Collins ha tentato di creare tra la trilogia di Hunger Games e questo libro, per esempio con la ripresa della canzone "L'albero degli impiccati" e altre piccole cose che se si ha letto i libri si possono apprezzare. 

In generale, il mio consiglio non può che essere, se siete fan di questa saga, di prendere in mano il libro e decidere da soli se vi piace o meno, perché credo sia uno di quei libri che puoi o amare o odiare terribilmente.
Io continuo a ritenerlo un libro nè bello nè brutto, con delle parti molto interessanti e altre molto noiose, ma il messaggio che vuole mandare mi ha molto colpito ed è per questo che, alla fine, ritengo possa essere considerato un buon libro. 

lunedì 25 maggio 2020

Recensione: Morgana di Simon Kansara e Stéphane Fert


Titolo: Morgana
Autori: Simon Kansara e Stéphane Fert
Casa editrice: Tunuè
Anno edizione: 2019
Pagine: 144
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Voto: 3.75/5


Morgana, nella leggenda, è sempre stata un personaggio negativo: la maga malvagia che trama contro il regno perfetto di re Artù e che viene spinta solamente dalla vendetta verso il suo fratellastro.  
In questa graphic novel, che ribalta la storia della famosa maga, comprendiamo il motivo di questo odio feroce che inquina l'animo della protagonista, ma osserviamo anche un mondo cavalleresco molto differente da quello che siamo soliti osservare. 

Morgana, figlia del re di Tintagel, è molto amata dal padre, che nonostante sia nata donna, vede in lei il suo degno erede al trono e per questo motivo la allena all'arte della spada e le lascia la sovraintendenza del regno quando lui non c'è. Ma per le sue scelte, e soprattutto per la sua magia, Morgana non è amata dal popolo che la guarda con estrema diffidenza. 
I guai di Morgana sono causati principalmente da Merlino: quel mago che siamo abituati ad amare fin da bambini e che immaginiamo con un bel cappello azzurro e una buffa barba bianca, come ne La spada nella roccia, in verità è un essere mostruoso, nato per creare il caos e che si allea con Uther Pendragon per distruggere e conquistare il regno di Tintagel. 
Da quel momento, Morgana diventa allieva, contro la sua volontà, di mago Merlino, e più la ragazza cresce più lui si innamora di lei e della sua bellezza sensuale. 
Non lasciatevi infatti ingannare, questa graphic novel non è assolutamente per bambini, dal momento che descrive in modo particolareggiato scene cruente di sesso e violenza. 
Morgana in questo modo cresce forte e potente, ma non dimentica l'oltraggio subito e aspetta, in attesa di poter rivendicare il trono di Tintagel. 
Ho apprezzato moltissimo il messaggio femminista che questa graphic novel desidera lanciare: in un mondo medievale, gli uomini, maschilisti, egocentrici e arroganti, portano solamente caos e distruzione, depredando i villaggi e stuprando le donne, le quali, deboli, vengono sottomesse. 
Morgana ribalterà in questo modo la loro condizione, riabilitando il loro desiderio di riscatto. Lei infatti si ergerà contro Merlino e contro Artù, tramando in silenzio per anni per raggiungere lo scopo desiderato. 

La trama infatti, che avanza tra flashback di quando Morgana era giovane e il presente, è intrigante e appassionante, e il personaggio di Morgana molto affascinante, dal momento che non si comprende fino alla fine se considerarlo un personaggio positivo o un personaggio negativo, dal momento che il suo desiderio legittimo di vendicarsi la porta a fare delle scelte che vanno contro la morale. 
La scrittura è molto affascinante: i dialoghi riprendono le opere degli autori che hanno ispirato i due fumettisti nel raccontare la storia di Morgana come per esempio William Shakespeare o Charles Baudelaire; ma se devo scegliere il punto di forza di questa graphic novel direi che sono sicuramente i disegni, dominati da colori che io amo molto come il nero, il bianco, il verde e il viola. 
Talvolta forse approssimativo, il tratto è sorprendente ed è in grado di rappresentare perfettamente le varie emozioni che suscitano le scene, che talvolta ricordano dipinti di grandi artisti, come per esempio Klimt. 
Questa graphic novel è quindi un piccolo gioiellino, da leggere se amate i libri che narrano di magia e vendetta, e soprattutto se siete affascinati da un personaggio che in letteratura è stato solamente bistrattato, ma che in quest'opera ha il riscatto che finalmente merita. 
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martedì 19 maggio 2020

Blogtour "Morgana": La Tunuè e il femminismo






Fin dalla sua fondazione, nel 2004 a Latina, la Tunuè si è occupata di graphic novel per adulti e ragazzi, pubblicando opere di fumettisti italiani e stranieri, distinguendosi subito per le decisioni mirate che hanno compiuto nella scelta dei fumetti da pubblicare. Per quanto riguarda i fumetti per i giovani lettori, infatti, hanno deciso di riprendere la pubblicazione della famosa serie Monster Allergy ideata da Katja Centomo, Francesco Artibani, Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, mentre per quanto riguarda i fumetti per adulti possono contare tra le loro file grandi autori come Tony Sandoval o Paco Roca, dalla cui graphic novel più famosa, Rughe, è stato tratto un film d'animazione. 


Fin da quando ho iniziato a conoscere questa casa editrice e a leggere i suoi prodotti, sono rimasta molto colpita dalla loro alta qualità, non solo dal punto di vista materiale, ma anche dal punto di vista intellettuale. Che sia una graphic novel per ragazzi o per adulti, scelgono sempre delle piccole perle italiane o internazionali, dal grande valore, sia per quanto riguarda la qualità dei disegni, sia per il messaggio che vogliono mandare. 

Questo, per esempio, è proprio il caso di Morgana di Simon Kansara e Stèphane Fert, una rivisitazione moderna e femminista della famosa leggenda bretone che "porta al centro della narrazione la libertà e la fierezza delle donne di corte, il loro desiderio di riscatto dall'egoismo e dalla brama di potere degli uomini". 
Morgana, sorellastra di re Artù, è una donna forte e potente, una maga molto abile, a cui però il potere degli uomini ha tolto ogni cosa, dalla famiglia al regno, e che perciò farà ogni cosa possibile per vendicarsi contro Artù e Merlino. 

Non è un caso che una graphic novel così importante sia stata pubblicata proprio da questa casa editrice, dal momento che in molte loro opere ci troviamo di fronte a donne potenti, rivoluzionarie, che non hanno paura di sconvolgere gli equilibri dominanti, dalla sessualità ambigua o prorompente, che non vogliono farsi mettere in piedi in testa. Possono avere paura, a volte anche tanta paura, paura di tutto, ma reagiscono per combattere e ritrovare se stesse.
Come le donne nella realtà non sono tutte uguali, anche le protagoniste dei fumetti della Tunuè sono diverse tra di loro, e vengono tutte ugualmente rappresentate.

Pensiamo per esempio a Nellie Bly di Luciana Cimino e Sergio Algozzino, una graphic novel biografica che racconta la vera storia della prima giornalista investigativa e pioniera del giornalismo sotto copertura, Nellie Bly, appunto. 
Nellie era una donna straordinaria che non si lasciava imbrigliare dagli stereotipi di genere, pensate che compì il giro del mondo in 72 giorni, ed era una vera icona femminista e socialista, dal momento che le sue indagini puntavano soprattutto a descrivere le condizioni delle lavoratrici nelle fabbriche.

Anche nel caso di figure di fantasia, il discorso non cambia: ci troviamo sempre di fronte a donne realistiche e coraggiose che possono insegnare tantissimo e che sono da prendere come esempio e che spesso, come Rose di Valérie Vernay, Emilie Alibert e Denis Lapière, sono  anche dotate di straordinari poteri. 
Rose, infatti, è in grado di staccarsi dal proprio corpo fisico e vagare in forma di spirito. Inizialmente la ragazza considera questo suo dono una malattia da dover nascondere e non usare; ma quando il padre, un detective privato, viene trovato morto, capisce l'utilità del suo dono, di cui si servirà per scoprire la verità.


Ricche di magia, ambientate in mondi gotici e molto spesso inquietanti, sospese tra realtà e finzione sono invece le opere illustrate di Tony Sandoval come Mille tempeste, Watersnakes e Futura nostalgia in cui sono presenti come protagoniste personaggi femminili forti e coraggiose, dai tratti molto sensuali, così come la stessa Morgana, che utilizza il suo corpo e la sua bellezza per irretire le persone. 


Fondamentali sono poi i personaggi femminili delle graphic novel per bambini e ragazzi. In queste storie, infatti, ci troviamo di fronte a bambine che partono per avventure straordinarie, in mondi meravigliosi o magici, dove devono trovare il coraggio di affrontare le sfide che si pongono di fronte a loro. 
Sabine (Sabine nel mondo della magia di Luisa Torchio), per esempio, è una bambina che deve affrontare ogni giorno i bulli che la tormentano e non ha nessun amico, questo almeno finché non incontra Michael, che la porta in un mondo parallelo, il mondo della magia. 
Credo sia fondamentale mostrare nei fumetti per ragazzi avvenimenti traumatici come il bullismo, la solitudine, la morte di un genitore, perché dimostrano come queste ragazzine, grazie alla loro propria forza di volontà, riescono non solo a vivere con la loro paura, ma anche a vincerla: un vero esempio per le giovani lettrici che leggono a casa, che magari soffrono proprio per le stesse condizioni e hanno bisogno di avere un esempio cartaceo da imitare. 
Pensiamo per esempio al bellissimo fumetto La spaventosa paura di Epiphanie Frayeur di Séverine Gauthier e Clément Lefévre, che racconta la storia di Ephipanie, una ragazzina che ha paura di tutto e la cui paura assume la forma di un'enorme massa nera che la segue ovunque, attaccata ai suoi piedi come se fosse la sua ombra. Epiphanie intraprende così un viaggio per diventare più coraggiosa, un viaggio di formazione che l'aiuterà a crescere. 
Un viaggio è anche quello che intraprende l'impavida Gherd (Gherd - La ragazza della nebbia di Marco Rocchi e Francesca Carità), una ragazzina che vive in un villaggio ricoperto da una fitta nebbia e assediato da enormi e feroci creature. Dopo la morte dei suoi genitori, Gherd desidera diventare un guerriero per vendicarsi e uccidere la bestia che l'ha privata dei genitori, ma questo destino le è precluso dal momento che è una ragazza. Il destino di Gherd però è molto più complesso, grazie ad un viaggio che intraprenderà insieme al giovane monaco Atheis, scoprirà la vera ragione della nebbia e salverà la situazione. 

Non si può quindi negare il grande ruolo che la Tunuè svolge nel rappresentare il mondo femminile all'interno dei suoi fumetti, dando alle proprie protagoniste ruoli che ne evidenziano il carattere forte e deciso. Sono personaggi coraggiosi, forti, indipendenti, decisi, che lottano per prendersi il posto che spetta loro o comunque affrontano un percorso di crescita che le migliorerà come persone; se siete donne e cercate dei fumetti con personaggi con cui potete identificarvi, non posso che consigliarvi le opere della Tunuè. 





lunedì 18 maggio 2020

REVIEW PARTY: Il canto della rivolta di Suzanne Collins



Titolo: Hunger Games. Il canto della rivolta
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2019
Pagine: 432

Voto: 3.5/5 

Katniss è stata salvata dall'arena e adesso si trova nel Distretto 13, che in tutti questi anni, creduto completamente distrutto, ha in verità tramato per far nascere una ribellione e far cadere Capitol City. Per far questo, la presidente Coin ha bisogno che Katniss accetti il suo ruolo di ispiratrice come Ghiandaia Imitatrice e che spinga gli altri distretti a ribellarsi; ma Katniss è uno spirito libero, è testarda, e dopo essere stata una pedina degli Hunger Games non se la sente di essere controllata ancora, per non parlare poi del fatto che Peeta è caduto in mano nemica, e Katniss non fa che pensare a cosa possa stare subendo.
Alla fine la ragazza, dopo il bombardamento che ha distrutto il suo distretto e tutte le morti che ha visto compiersi, accetta che la guerra è l'unico modo per vincere e abbraccia il ruolo che la presidente Coin vuole per lei, ma ad una condizione: la vita di Peeta e degli altri vincitori imprigionati a Capitol City deve essere risparmiata.


Quando lessi per la prima volta l'ultimo libro della trilogia, rimasi molto delusa; il libro non aveva raggiunto le mie aspettative e l'avevo trovato molto confusionario. Devo ammettere, però, che quando lo lessi probabilmente non ero pronta a leggere un romanzo così profondamente politico, quando i primi due romanzi erano due classici distopici adolescenziali.
In questo romanzo, infatti, la Collins aumenta il livello dello trama: ci troviamo di fronte alla guerra, ad una guerra vera dove, a differenza dei classici romanzi per ragazzi, le divisioni tra buoni e cattivi non sono nette. Prendiamo per esempio il personaggio di Gale, che io onestamente apprezzo molto poco. Nei primi due romanzi Gale è il migliore amico di Katniss, è innamorato di lei e mentre la ragazza si trova nell'arena aiuta la madre di lei e la sorellina Prim a sopravvivere. Non apprezza, come tutti, il dominio di Capitol City, ma rispetto ad altre persone si spinge oltre, arrivando a pensare come il nemico. In questo terzo romanzo, Gale diventa un membro essenziale della resistenza, un soldato provetto, ma purtroppo, seppure sia dalla parte dei "buoni", anche molto guerrafondaio e crudele: i suoi piani infatti prevedono che tra le fila nemiche ci siano solo morti, nessun sopravvissuto, e inventa delle bombe particolari che premono sulla pietà degli esseri umani: per esempio delle bombe che assomigliano ad aiuti umanitari e che esplodono una seconda volta, quando arrivano i soccorritori.
Chi sono davvero i buoni e i cattivi? In questo romanzo nulla è come sembra, realtà e finzione si intrecciano a vicenda e fino alla fine non riusciamo a capire cosa è reale e cosa non lo è, perché è la stessa Katniss a non riuscire a comprenderlo: la Coin, la presidente del Distretto 13, è davvero una persona buona, o è solo l'ultima di una sfilza di persone che vuole solo sfruttarla, farla diventare un burattino nelle sue mani, per poi disfarsene quando non servirà più a nulla? Quanto assomiglia al presidente Snow?

Credo che il problema principale di questo libro sia proprio il fatto che abbiamo solamente il punto di vista di Katniss, che per molta parte del libro è mentalmente confusa e non interessata a ciò che le succede intorno, o al contrario non ne viene a conoscenza perché tenuta all'oscuro, quindi alla fine non capiamo nulla di questa ribellione, tranne il fatto che forse il Distretto 13 non è buono come sembra. 
In questo romanzo, però, abbiamo la possibilità di osservare meglio i personaggi e i rapporti che si creano tra di loro. Tutti i personaggi creati da Suzanne Collins, infatti, non sono piatti o monodimensionali, ma ricchi di sfaccettature; e forse la sua creazione migliore è proprio Katniss, che non è stata molto amata in passato perché forse troppo diversa dai soliti personaggi femminili, così forti e così amabili. Katniss lotta per sopravvivere, la sua sopravvivenza e quella delle persone che ama contano più del resto, più della vita delle altre persone; la sua coscienza non è pulita, è una persona buona ma certe volte fa delle scelte non propriamente giuste, e il suo amore, sia per Peeta che per Gale, è un amore molto egoista.
Altri personaggi molto interessanti sono sicuramente Prim, la sorellina di Katniss, che in questo libro si dimostra molto cresciuta rispetto bambina che abbiamo visto in Hunger Games: Prim infatti, come afferma la stessa Katniss, sembra aver preso tutte le qualità migliori della famiglia: è dolce e buona come il padre, è un bravo medico come la madre, ed è inoltre molto matura e coraggiosa; molto interessante è anche Haymitch, il mentore di Katniss e Peeta agli Hunger Games, di cui in questi libri scopriamo molto di più sul suo passato e sulle sofferenze che lo affliggono e che lo hanno portato all'alcolismo. 
Il rapporto che Katniss e Haymitch condividono è uno dei più interessanti del libro, dal momento che i due si assomigliano davvero molto e, seppure non sempre in armonia, si comprendono come nessun altro riesce a fare. 
Molto interessante in questo libro, inoltre, è stata la scelta dell'autrice di raccontare le malattie mentali. Molto lontano dall'essere un semplice libro per ragazzi, le sofferenze dei vincitori delle scorse edizioni degli Hunger Games e delle torture subite a Capitol City sono molto ben descritte e non vengono assolutamente sminuite. Pensiamo per esempio al personaggio di Annie Cresta, la fidanzata di Finnick Odair, oppure al personaggio di Peeta, esempio lampante di quello che può succedere alle persone che vengono torturate durante la guerra. 
Peeta infatti, in mano al presidente Snow, viene torturato in modo così brutale da venire "deviato": tutti i ricordi positivi che lui associa a Katniss vengono rimpiazzati dall'odio, e il ragazzo inizia ad odiare e a disprezzare la persona che per lui era la più importante al mondo. 
Vedere questo cambiamento in Peeta mi ha fatto soffrire davvero tanto, perché il personaggio migliore della trilogia, quel ragazzo buono e dolce come il pane viene trasformato in un'arma contro la ribellione. Amando poi la coppia formata da Peeta e Katniss, è stata davvero molto dura leggere le loro scene insieme, dal momento che Katniss, anche se non l'ha ancora compreso fino in fondo, ama il ragazzo del pane, l'unica persona che sembrava vedere in lei qualcosa di buono, qualcosa che nemmeno lei riusciva a vedere. 

Nonostante abbia trovato questo romanzo molto particolare e molto più interessante rispetto alla prima volta che l'ho letto, ritengo che potesse essere scritto molto meglio, ma forse era proprio intenzione dell'autrice lasciare una libera interpretazione.
Nonostante questo, sono stata molto felice di rileggere questa saga, e non vedo l'ora di vedere cosa succederà con il romanzo prequel basato sulla giovinezza del presidente Snow.

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domenica 17 maggio 2020

REVIEW PARTY: La ragazza di fuoco di Suzanne Collins


Titolo: Hunger Games. La ragazza di fuoco
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori

Anno edizione: 2019
Pagine: 384
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Voto: 4/5 



Katniss è riuscita a sopravvivere agli Hunger Games e, per Capitol City, lei e Peeta sono la coppia dei sogni: purtroppo però non tutto è rose e fiori: lo scherzetto con le bacche fatto dalla ragazza nell'ultima arena ha fatto scoppiare la miccia di una rivoluzione, che, se non domata, può portare alla nascita della rivolta nei distretti di Panem. 

Il presidente Snow così si presenta a casa di Katniss e le dà un ultimatum: durante il Tour della Vittoria deve cercare di far credere di essere davvero innamorata di Peeta, convincere le persone che il suo gesto non è stato un atto premeditato contro Capitol City, ma il gesto disperato di una ragazza innamorata, oppure ci saranno delle conseguenze. 
Katniss deve così cercare di rimediare al suo errore, ma nulla di quello che fa sembra funzionare e, come se non bastasse, si avvicina pericolosamente l'Edizione della Memoria degli Hunger Games. La ragazza di fuoco è davvero al sicuro come pensa? 

Se me lo aveste chiesto anni fa, vi avrei detto che senza dubbio La ragazza di fuoco era il mio libro preferito della trilogia. I motivi sarebbero stati tanti: la costruzione dell'arena a forma di orologio, spettacolare; la presentazione di uno dei personaggi più belli dell'intera saga: Finnick Odair; e soprattutto quella che nel fandom e dagli amanti della coppia Katniss/Peeta viene comunemente chiamata "the beach scene", la scena della spiaggia. Se lo avete letto, capirete.
Poi mi sono resa conto che tutte queste cose accadono praticamente alla fine del libro, nelle ultime 100 pagine e che non mi ricordavo assolutamente cosa succedeva prima. E se devo essere onesta, non lo ricordo nemmeno adesso, quando ho appena riletto il libro. La prima parte del romanzo infatti è abbastanza dimenticabile, lenta e piuttosto noiosa, diciamo poco avvincente. Si parla del rapporto di Katniss con Peeta, che dopo aver scoperto che Katniss fingeva di essere innamorata di lui inizia ad avere con la ragazza un rapporto più freddo, e poi del suo rapporto con Gale, l'amico di infanzia innamorato di lei e che non ha apprezzato il rapporto amoroso instauratosi nell'arena. 
Viene poi descritto il cambiamento che avviene nel distretto 12, dove arrivano nuovi Pacificatori (le guardie armate) e il cui nuovo capo instaura un regime di terrore e di dolore, distruggendo il mercato illegale, il Forno, e punendo tutte le persone sorprese a commettere un crimine.
Katniss deve fingere di essere innamorata di Peeta e il ragazzo, davanti alle telecamere di Capitol City, le chiede di sposarlo. Sarà proprio il giorno in cui verrà scelto l'abito da sposa che Katniss dovrà indossare che avviene un'inaspettato colpo di scena: i tributi della settantacinquesima edizione degli Hunger Games verranno scelti tra i vincitori ancora in vita e questo vuol dire solo una cosa: Katniss dovrà tornare nell'arena. 
Da qui incomincia quella che onestamente penso sia la parte più bella del libro: l'incontro con i "vecchi" tributi come appunto Finnick e Mags del distretto 4, Johanna Mason del distretto 7 e gli strani tributi del distretto 3, chiamati ironicamente "Rotella" e "Lampadina". 
L'arena è assolutamente la parte più bella è interessante del libro e credo che nella sua ideazione la Collins si sia assolutamente superata. L'arena infatti è un'orologio, diviso in 12 settori in cui ad ogni ora avviene una minaccia diversa che può essere la caduta di una pioggia di sangue o l'attacco di scimmie ibridi. 
Questa parte è stata assolutamente la mia preferita e l'ho letta tutto d'un fiato e credo che il libro si sia ripreso proprio grazie a questa parte.
Rileggendolo adesso infatti mi chiedo come ho potuto considerarlo per anni il mio libro preferito della trilogia, perché, nonostante questa parte sia fantastica, l'inizio è molto lento, mentre Hunger Games è stato dinamico e avvincente dall'inizio alla fine.
In questo libro però ci addentriamo più attentamente nella rivolta in atto contro Capitol City che nel primo libro era solamente accennato, ed è interessante leggere il punto di vista di Katniss, che a suo malgrado, senza esserne informata e senza che lo voglia, diventa ormai parte fondamentale della ribellione e il suo portafortuna, la ghiandaia imitatrice, viene utilizzato come simbolo della rivoluzione. I distretti infatti ormai sono in rivolta, la scintilla è scattata e Katniss non ha altra scelta se non accettare il suo destino. 

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venerdì 15 maggio 2020

REVIEW PARTY: Hunger Games di Suzanne Collins





Titolo: Hunger Games
Autore: Suzanne Collins 
Casa editrice: Mondadori
Anno edizione: 2016
Pagine: 418
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Voto: 5/5 



La prima volta che lessi Hunger Games avevo sedici anni, era il 2012 e dopo Harry Potter e Twilight non avevo trovato altri libri che mi avessero ossessionato a tal punto da tenermi sveglia la notte. Mi ricordo che lessi questo libro dalla copertina nera avidamente, inizialmente un po' restia per il fatto che il libro fosse scritto in prima persona, ma poi sempre più interessata finché il libro non mi ha preso talmente tanto che non riuscivo a posarlo. 

La protagonista del romanzo è Katniss, una ragazza di sedici anni che vive nel Distretto 12, il distretto più povero dello stato di Panem, creatosi dopo una guerra che ha distrutto gli Stati Uniti d'America. Lo stato di Panem è guidato dalla capitale, Capitol City, circondata da dodici distretti che le procurano tutti i beni materiali che necessita. Il libro infatti è ambientato in un futuro distopico, dove, per punire i distretti che anni or sono si erano ribellati al controllo di Capitol City, sono stati indetti gli Hunger Games, dei giochi della fame in cui due tributi per ogni distretto, un maschio e una femmina, devono uccidersi l'un l'altro in un'arena affinché ci sia un solo vincitore finale, che verrà ricoperto di gloria e onori. 

Per salvare sua sorella, Katniss si offre volontaria come tributo, e da quel momento tutta la sua vita cambia. 



Il libro è un romanzo crudo, dallo stile semplice e lineare. Tutta la storia ci viene narrata dalla protagonista in prima persona, e devo dire che ciò che mi colpì molto la prima volta che lo lessi era la diversità di questo personaggio rispetto ai soliti protagonisti. Katniss non cerca l'approvazione, o l'amore, in un mondo che cerca di distruggerti, lei cerca semplicemente di sopravvivere giorno per giorno, cacciando nei boschi e cercando di procacciarsi più cibo possibile per sfamare sua madre e la piccola sorellina, Prim. 

Katniss è sveglia, furba, non è un personaggio che potremmo definire "addomesticato", è più simile ad un gatto selvatico, che lotta per la sopravvivenza e non è abituato a ricevere carezze o trattamenti di favore. 

Al contrario, Peeta, l'altro tributo del distretto 12 e co-protagonista del romanzo, è un ragazzo dolce e buono, che rifiuta di piegarsi alla bestialità che gli Hunger Games impongono e che più di ogni altra cosa desidera rimanere se stesso. 

La loro relazione mi ha colpito profondamente fin dalla prima volta che ho letto il libro, e nonostante con questa rilettura sapessi già tutti i colpi di scena, sono rimasta con il fiato sospeso.

I libro si legge con una facilità impressionante, nonostante il tema non sia così leggero, anzi, ma l'abilità della scrittrice è tale che una pagina tira l'altra e non riesci ad abbondare questa storia impressionante, ricca di sangue e morte. 

L'unico difetto, difetto che in verità noto in tutti i romanzi che utilizzano la prima persona, o si concentrano sul punto di vista di un solo personaggio, è la mancanza di una panoramica generale della storia; perché nonostante leggere dal punto di vista di Katniss sia molto utile per immedesimarsi nella storia, mi sarebbe piaciuto leggere anche i pensieri degli altri personaggi, in modo tale da avere più dettagli sulla storia, perché già dall'inizio si intuisce che sotto i comportamenti di alcune persone di Capitol City si nasconde qualcosa, l'inizio di una ribellione di cui Katniss sarà la protagonista involontaria.
Ogni volta che leggo questo libro, mi colpisce la descrizione che l'autrice fa dell'universo di Panem, della fame e della disperazione che regna nei distretti, dove le persone vengono controllate da delle guardie armate, chiamate "pacificatori", e al contrario dell'opulenza che regna a Capitol City, una città assolutamente sbalorditiva, dotata di una tecnologia strabiliante e i cui abitanti danno sfogo ad ogni eccesso possibile, senza preoccuparsi che i loro figli possano combattere negli Hunger Games. 
Questa parte purtroppo dura poco, perché la maggior parte del libro si svolge nell'arena, un'altra invenzione straordinaria dell'autrice. 

In questa parte possiamo osservare le abilità di sopravvivenza di Katniss e la sua amicizia, forse la parte più tenera e commovente del libro, con la piccola Rue, proveniente dal distretto 11, a cui Katniss si affezione perché ha la stessa età della sua sorellina, Prim.
Rue infatti ha appena 12 anni, ma è molto scaltra ed intelligente; aiuta Katniss nell'arena e le due diventano inseparabili, creando un'alleanza estranea alle logiche dell'arena, e che, inaspettatamente, sarà per Katniss proprio l'inizio del suo ruolo come ghiandaia imitatrice, il momento in cui inizia a sfidare Capitol City e il presidente Snow. 
I rapporti tra i vari concorrenti sono infatti molto interessanti: mentre da una parte si formano i favoriti: i tributi provenienti dai distretti 1, 2 e 4, i distretti più ricchi in cui i ragazzi e le ragazze si allenano già in tenera età per partecipare ai giochi, dall'altra ci sono gli altri tributi, che sono per lo più inesperti e destinati a morire. 
Normalmente i tributi del distretto 12 non sopravvivono perché denutriti e incapaci di impugnare le armi. L'unico mentore sui cui Katniss e Peeta possono contare è infatti Haymitch Abernathy, un alcolizzato che vinse, grazie alla propria intelligenza, i cinquantesimi Hunger Games, la seconda edizione della memoria in cui ci furono il doppio dei tributi. 
Katniss però sa cacciare, è abilissima ad utilizzare l'arco e convince subito il pubblico delle sue capacità ottenendo 11 come punteggio alla prova iniziale. 
La sua sorte però non sarebbe stata così positiva senza l'aiuto di Peeta, che durante l'intervista iniziale con Caesar Flickerman, la voce di Capitol City, rivela di essere innamorato di lei. Questa mossa salva Katniss dal momento che il pubblico si appassiona alla loro storia d'amore, agli "amanti sventurati del distretto 12" e li aiuta e supporta durante il loro percorso nell'arena.
Il rapporto che si instaura in questo libro tra Katniss e Peeta è meraviglioso (ho sempre preferito Peeta a Gale, l'amico di infanzia di Katniss, onestamente) e Peeta rimarrà uno dei miei personaggi preferiti maschili di sempre. Lui infatti è un'anima buona e pura, così diversa rispetto a quella di Katniss. Lui è davvero innamorato di lei e durante gli Hunger Games fa di tutto per aiutarla e tenerla in vita. 

Alla fine, sono felicissima di aver riletto questo libro perché mi ha ricordato il capolavoro che è e il meritato successo che ha avuto. 
Nel tempo infatti pensavo che i bei ricordi che mi legavano a questo libro fossero, beh, effettivamente dei ricordi, mentre questa rilettura mi ha confermato che il libro è effettivamente un capolavoro e merita di essere considerato uno dei più bei libri degli ultimi vent'anni. 

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giovedì 14 maggio 2020

REVIEW PARTY: Falce di Neal Shusterman


 


Titolo: Falce
Autore: Neal Shusterman 
Casa editrice: Mondadori
Data di uscita: 19 maggio 2020 
Pagine: 360

Voto: 4/5

[Ringrazio la Mondadori e la Oscar Vault per avermi permesso di leggere il libro in anteprima e ringrazio Beatrice di Eynys Paolini Books per aver organizzato il Review Party]
Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l'umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori. A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un'immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti.
Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare. Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l'efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere "spigolato". In termini meno poetici: ucciso. Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.



Per legge, dobbiamo tenere un registro degli innocenti che uccidiamo.
E, per come la vedo io, sono tutti innocenti. Anche i colpevoli.
Tutti sono colpevoli di qualcosa, e tutti conservano un ricordo di innocenza che risale all’infanzia, per quanto sepolta da strati e strati di vita. 
L’umanità è innocente; l’umanità è colpevole.
Queste due condizioni sono entrambe indiscutibilmente vere.
Per legge, dobbiamo tenere un registro.Tutto inizia il primo giorno del nostro apprendistato, ma non parliamo ufficialmente di “omicidio”. Da un punto di vista sociale o morale, non sarebbe corretto. Adottiamo il termine “spigolatura” per riferirci a un’epoca del passato in cui i poveri raccoglievano le spighe di grano che erano sfuggite ai contadini. È stata la prima forma di beneficenza. Il lavoro della falce è simile. Le falci rendono un servizio fondamentale alla società: è quello che si insegna ai bambini non appena sono in grado di capire. Nel mondo moderno, la nostra opera è quella che più si avvicina a una missione religiosa.

Forse è per questo che, per legge, dobbiamo tenere un registro. Un diario pubblico, che attesti, per coloro che non moriranno mai e per coloro che non sono ancora nati, i motivi per cui noi, esseri umani, agiamo in questo modo. Abbiamo il dovere di mettere nero su bianco non solo le nostre azioni, ma anche i nostri sentimenti, perché si deve sapere che abbiamo dei sentimenti. Dei rimorsi. Dei rimpianti. Un dolore troppo grande da sopportare. Perché, se non fossimo capaci di provare queste emozioni, non saremmo forse dei mostri?
Citra Terranova e Rowan Damisch vivono in un mondo praticamente perfetto: l'umanità ha raggiunto l'apice in ogni cosa, dalla scienza alla medicina, e viene governata da un'intelligenza artificiale onnipotente e onnisciente chiamata Thunderhead, che pensa solamente al benessere degli esseri umani. Le persone hanno smesso di morire e possono ringiovanirsi quando vogliono, per vivere una vita praticamente infinita. L'unica cosa però di cui il Thunderhead non si occupa è la morte, affidata alla Compagnia delle Falci, un'organizzazione governata da leggi precise, i cui membri hanno il potere di "spigolare", cioè di uccidere delle persone scelte a caso, per mantenere costante il numero della popolazione, che in tal caso il Thunderhead non saprebbe gestire. Questa compagnia non commette omicidi, ma un servizio utile per la comunità, ed è per questo che vengono sì temuti, ma anche venerati. 
I protagonisti all'inizio del libro entrano entrambi in contatto con una Falce, Maestro Faraday, che rimane colpito dal loro coraggio e dalla loro tempra morale, decidendo di prenderli come apprendisti. Citra e Rowan inizialmente vogliono rifiutare questa offerta, nessuno dei due vuole o ha l'intenzione di diventare una Falce (cosa che secondo l'uomo li rende proprio gli apprendisti perfetti), ma alla fine, entrambi per ragioni differenti, accettano e iniziano ad allenarsi insieme a Maestro Faraday. 

Falce è un libro distopico davvero innovativo. La prima cosa che mi ha colpito, quando ho letto la trama, è stata proprio la costruzione dell'ambientazione, di questo mondo in cui l'umanità ha raggiunto la perfezione in ogni cosa ed è addirittura riuscita ad ingabbiare la morte. All'inizio il libro presenta tutte queste innovazioni con uno sguardo positivo, ma più continui con la lettura più il dubbio si infittisce: l'immortalità fa davvero bene all'umanità? Ormai non c'è più nulla da scoprire, nulla da studiare, il Thunderhead si occupa di tutto... quindi a cosa serve l'uomo? Come può riempire questa vita infinita? 
Il libro infatti è ricco di spunti e questioni morali, espresse proprio dalle stesse Falci, che nei loro diari, di dominio pubblico, riflettono sul loro scopo e sulla loro funzione. Mentre ci sono Falci legate alla morale, di quella che potremmo chiamare "vecchia guardia" e tra cui possiamo citare proprio Maestro Faraday e Madame Curie (le Falci infatti scelgono come patronimico il nome di uno scienziato o di una persona influente del passato), c'è un gruppo di Falci, capeggiate da Maestro Goddard, che invece si considerano come degli dei, amano il lusso e si divertono ad uccidere, lamentandosi che le loro uccisioni per anno devono essere limitate per numero. Cosa differenzia una Falce da un'assassino? C'è davvero un modo morale per essere Falci, per compiere questa missione di uccidere un altro essere umano?
Le riflessioni sulla morte e sulla vita circondano e impregnano questo libro, che è di una profondità disarmante e grazie al quale a fine lettura il lettore si può sentire effettivamente più ricco.
La narrazione, come ho detto, è spesso interrotta da alcuni brani tratti dai diari delle Falci più importanti, e ho davvero molto apprezzato questa scelta da parte dell'autore, perché questi brevi passaggi sono effettivamente una delle parti più interessanti da leggere. 
La storia, intanto, segue i due protagonisti, Citra e Rowan, nel loro addestramento che li rende più forti sia fisicamente che moralmente. Essere una Falce infatti non è facile e per diventarlo Citra e Rowan devono abbandonare tutto quello che li lega alla loro vecchia vita, perdendo un pezzo di umanità. Non potranno più vedere la loro famiglia e i loro amici, e, soprattutto, non potranno più avere relazioni amorose. Citra e Rowan, però, nei pochi mesi insieme si affezionano molto l'uno all'altra, e anche quando per necessità vengono separati e addestrati da due mentori differenti, i due ragazzi non smetteranno di essere uniti da un legame molto forte.
La trama è molto interessante e costantemente ricca di colpi di scena inaspettati, ma non è comunque un libro privo di difetti. Se finora ho parlato dei lati positivi (ambientazione, trama, profondità morale...) ha anche dei tratti che non sono riusciti perfettamente, come per esempio la descrizione dei due protagonisti. Citra e Rowan infatti vengono descritti in maniera molto approssimativa e manca totalmente una loro introspezione psicologica, e secondo me la loro crescita non è stata descritta nella maniera giusta. Le loro vite cambiano improvvisamente, ma non ci sono drammi o pentimenti, i due ragazzi accettano perfettamente la loro nuova vita e se è più logico per Rowan che è cresciuto in una famiglia numerosa e viene poco considerato dalla famiglia, questo invece è incompatibile con il personaggio di Citra, che è amata molto dalla sua famiglia. In generale, avrei preferito dei personaggi descritti a trecentosessanta gradi, nonostante li abbia comunque abbastanza apprezzati. Ho trovato inoltre troppo affrettato anche il loro legame, per metà del libro si parlano a malapena, ma improvvisamente sboccia tra di loro un legame fortissimo, che rimane intatto anche nei mesi che sono separati.. super irrealistico. 
In generale, però, il libro mi è piaciuto davvero tanto e ve lo consiglio molto, e non vedo l'ora di leggere il secondo e scoprire qualcosa di più sul Thunderhead, l'intelligenza artificiale che governa l'umanità e che nel corso del romanzo iniziamo piano piano a scoprire. 


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giovedì 7 maggio 2020

Recensione: The Falconer


Titolo: The Falconer
Autore: Elizabeth May
Casa editrice: Chronicle Books
Anno edizione: 2015
Pagine: 392
Link Amazon

Voto: 3.5/5 



Edimburgo, 1844. Lady Aileana, figlia del marchese Kameron, è una ragazza come tutte le altre: sogna un buon matrimonio con il ragazzo dei suoi sogni, scherza e va ai balli insieme alla sua amica Catherine, ed è una fantastica inventrice. 
Questo finché un fatidico giorno non vede una fata strappare il cuore di sua madre.  
Da quel momento la vita di Aileana cambia: ormai è solo la vendetta l'unico sentimento che la muove, vuole uccidere la fata che si è portata via sua madre e ogni altra creatura che incontra sul suo cammino. In questa missione verrà aiutata da Kiaran, una misteriosa figura che le insegna a combattere, e da Derrick, un piccolo pixie che vive nel suo guardaroba.
Aileana diventa in questo modo una cacciatrice di fate, un'assassina, e cerca disperatamente di far combaciare la sua vita mondana con questa attività segreta, di cui nessuno è al corrente. 
Ben presto però scopre una verità fondamentale: lei è una Falconer, l'ultima di una dinastia di donne nate con il dono di cacciare e uccidere le fate, quello che fa è nel suo destino, nel suo sangue, ed è l'unica che può salvare l'umanità. 

Ambientato in una bellissima Edimburgo vittoriana e steampunk (esistono infatti macchine volanti e macchinette che servono il té), il libro è un romanzo assolutamente gradevole, di poche pagine e che si legge con grande facilità. 
La protagonista, Aileana, è una ragazza ossessionata dall'omicidio della madre, il cui unico scopo è la vendetta e che trae piacere dall'uccidere le fate, mentre gli unici momenti in cui rivediamo uno squarcio della vecchia ragazza, di quella fanciulla che sognava di sposarsi e di avere una famiglia, è quando è insieme alla sua migliore amica, Catherine, che non sa nulla delle attività segrete dell'amica e che anzi, come tutti gli altri ignora l'esistenza delle fate, che considera solamente una leggenda. 
La cosa più bella di questo romanzo, oltre alla parte steampunk, che proprio non mi aspettavo perché non specificata nella trama del libro, è sicuramente la presenza del folklore scozzese e delle fate. Non esiste infatti un solo tipo di fata, ma ce ne sono diverse e anche molto lontane da quelle che noi immaginiamo o a cui siamo abituati e per facilitare la comprensione del lettore alla fine del libro è presente una scheda in cui sono descritti i vari tipi di fate, senza però purtroppo un loro disegno, che avrei apprezzato particolarmente. 

The Falconer è il primo libro di una trilogia, e effettivamente questo si sente, dal momento che il romanzo appare più come un'introduzione e non succede nulla di eclatante fino all'arrivo delle ultime pagine. 
Sono però molto interessanti le relazioni che legano i personaggi, soprattutto il rapporto tra Aileana e Kiaran. Tra di loro infatti c'è una connessione meravigliosa, nonostante non vadano sempre d'accordo sono legati indubbiamente l'uno all'altra e hanno una chimica pazzesca; è stata inutile infatti, da parte dell'autrice, la mossa di introdurre Gavin, il vecchio amore di Aileana, dal momento che questo triangolo amoroso in questo primo libro non funziona.
Punto forte di questo romanzo penso siano proprio i personaggi, tutti ben descritti e rappresentati. Mi sono piaciuti in particolar modo Kiaran, una figura misteriosa e ombrosa di cui scopriamo vecchi segreti appartenenti al passato; ma soprattutto Aileana, che non ho dubbi nel considerare una vera icona femminista. In questo romanzo, infatti, Aileana non ha problemi a sbandierare le ingiustizie che le donne vivono in questo periodo storico, dal momento che i suoi desideri non contano nulla per il padre, che pensa soltanto a farla sposare contro la sua volontà. Il suo ruolo e gli impegni sociali, che prima dell'omicidio della madre Aileana tanto amava, adesso le sembrano solo cose futili ed inutili, ma sono anche eventi a cui non può rinunciare se vuole che il suo nome e quello del padre vengano rispettati e onorati. Ogni giorno Aileana combatte fra il dovere e quello che invece lei desidera, una battaglia già persa in partenza. 

Se amate i libri in cui le fate non vengono descritte come creature positive, ma anzi come assassine di esseri umani, se amate il folklore scozzese ed Edimburgo, se amate i personaggi femminili che combattono contro le istanze sociali e i doveri che il loro sesso impone... questo è esattamente il libro che fa per voi.