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sabato 31 ottobre 2020

Review Party: Pumpkinheads di Rainbow Rowell


 Buongiorno lettori!
Eccoci qui con la seconda recensione del giorno, a tema Halloweeniano e autunnale, quindi perfetta per oggi!
Sono molto contenta di averla letta, ma saprete tutti i miei pensieri continuando a leggere, adesso scheda del libro e trama!
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Titolo: Pumpkingeads
Autore: Rainbow Rowell (storia), Faith Erin Hicks (disegni)
Casa editrice: Mondadori 
Collana: Oscar Ink
Data di uscita: 20 ottobre 2020
Pagine: 224
Prezzo: 20 euro 

Voto: 4/5 

Trama: L'amata scrittrice Rainbow Rowell e l'artista vincitrice dell'Eisner Award Faith Erin Hicks si sono unite per creare questa storia tenera e divertente su due adolescenti che imparano cosa significhi dire addio a un posto – e a una persona – senza rimpianti.
Josiah è pronto a passare tutta la notte crogiolandosi nella malinconia (è un tipo malinconico). Ma Deja ha un piano: e se, invece che deprimersi, e invece della solita zuppa di fagioli alla Casetta del Mais e Fagioli, facessero il botto? Potrebbero visitare tutti gli stand della fiera. Assaggiare tutto. E forse Josiah potrebbe perfino parlare con quella ragazza carina su cui fantastica da tre anni...
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Cosa dire di questa bellissima graphic novel? Inizio con il dire che è in verità una storia molto classica: ragazzo conosce ragazza ma non le ha mai parlato, viene spinto dalla migliore amica a cercarla, dato che quella è l'ultima occasione che avrà mai per conoscerla, ma ogni volta la ragazza che cercano è sparita... tutto questo però in una deliziosa fiera autunnale. 

Josiah e Deja lavorano ogni ottobre in una bellissima fiera dedicata ad Halloween e all'autunno, ci sono campi di zucche, trattori che ti portano in giro, labirinti di mais, stand con ogni dolce e cibo autunnale che uno può immaginare... insomma un paradiso! 
Josiah anni fa ha conosciuto, il primo giorno, Marcy, che lavora nello stand dei dolci. Ne è innamorato perso, ma non le ha mai neanche parlato. La sua migliore amica, Deja, decide che quello è il momento di prendere in mano le redini della situazione e non aspettare che il destino se ne occupi e spinge Josiah a parlare con Marcy, ma al chiosco dei dolci la ragazza non c'è. 
Inizia così una missione, un'avventura che ci porta pian piano a scoprire gli spettacoli e le delizie della fiera, ma anche i due protagonisti: scopriamo per esempio che Josiah è un ragazzo timido che ama questa fiera più di ogni altra cosa, mentre Deja è una ragazza spigliata ed estroversa, che conosce tutti ed è uscita con ragazzi e ragazze del campo, anche se il suo cuore probabilmente è in mano all'unica persona che sembra non notarla...

L'ambientazione è sicuramente la cosa che ho preferito di questa graphic novel. Io amo l'autunno, amo Halloween e le zucche... lavorare in quel posto per me sarebbe stato un sogno! Invidio un sacco gli americani perché ritengo che negli USA il sentimento festivo venga sentito molto di più che da noi, e in Italia sarebbe impossibile immaginare una fiera del genere. 
La graphic novel è quindi ricca di colori autunnali, soprattutto il giallo e arancione, dà una sensazione di calma e tranquillità. Si vede assolutamente che dietro c'è il tocco di Rainbow Rowell perché si tratta proprio di una storia che ti dà un calore dolce come il pane appena sfornato, ti riporta a vecchi sentimenti, quando eri ancora così giovane e ingenuo da credere che il vero amore potesse esistere e che non ci fosse nessuna preoccupazione al mondo. 

La storia come ho detto è molto semplice, la sua impostazione è classica, ma mi ha dato comunque molta gioia leggerla, nonostante sapessi come sarebbe andata a finire. Ti insegna molte cose sull'amore e l'amicizia, ti insegna che non bisogna aspettare che le cose accadano, ma che invece devi prendere tu in mano il tuo destino, sei tu l'unica persona che può decidere per il tuo futuro. 

Questa graphic novel è stata dolce, divertente, ironica, ricca anche di diversità, i disegni erano molto carini e i colori cosi caldi fenomenali! 
Sono davvero contenta di averla letta perché mi ha scaldato il cuore; davvero la lettura perfetta per il periodo autunnale. 

Spero che la mia recensione vi sia piaciuta! Come al solito ringrazio la Mondadori per avermi dato una copia ebook del romanzo per una recensione onesta e sincera. 
Vi raccomando di recuperare le altre recensioni dell'evento e vi ringrazio di aver letto la mia opinione. 
Buona lettura!


Review Party: In fuga da Houdini di Kerri Maniscalco


 Buongiorno lettori!
Siamo finalmente arrivati al periodo più spooky dell'anno! Festeggiate Halloween? Io lo adoro, ma ammetto che quest'anno ho sentito molto meno lo spirito delle feste. 
Sarà il periodo in cui ci troviamo, con i contagi e un prossimo lockdown, non so. 
Intanto vi lascio una nuova recensione per distrarvi! Vi ricordo che essendo il terzo di una serie, ci potrebbero essere possibili spoiler dei volumi precedenti, leggete a vostro rischio e pericolo!
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Titolo: In fuga da Houdini (Stalking Jack the Ripper #3)
Autore: Kerri Maniscalco
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 15 settembre 2020
Pagine: 552
Prezzo: 22 euro

Voto: 3/5

Trama: Audrey Rose Wadsworth e il suo assillante compagno, Thomas Cresswell, si imbarcano sulla lussuosa RMS Etruria, diretti alla loro prossima meta, l'America. La settimana di spettacoli circensi che allieterà la traversata – compresa l'esibizione di un giovane e promettente artista della fuga – sembra la distrazione ideale prima del tetro incarico che li attende oltreoceano. Ma presto il viaggio si trasforma in un festival degli orrori quando, una dopo l'altra, giovani donne vengono trovate morte. Per Audrey Rose, il Circo al chiaro di luna – con i suoi numeri inquietanti e i personaggi grotteschi – si trasforma in un incubo e la fa tornare alla sua ossessiva ricerca di risposte. Gli indizi sull'identità di una delle vittime sembrano condurre a qualcuno a cui Audrey Rose vuole molto bene: riuscirà la ragazza a fermare il misterioso assassino prima del suo terrificante gran finale?
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In fuga da Houdini è il terzo volume della fortunata serie di Kerri Maniscalco, e, come al solito, ho trovato gli stessi identici difetti dei libri precedenti. 
Dopo aver seguito le lezioni di medicina legale in Romania, dove Audrey Rose e Thomas hanno indagato su dei misteriosi omicidi collegati al leggendario principe Dracula, i due ragazzi vengono richiamati in patria dal dottor Wadsworth, lo zio di Audrey Rose, che vuole partire per gli Stati Uniti d'America, dove si richiede la sua consulenza medica. 
I nostri protagonisti si imbarcano così sulla RMS Etruria, un transatlantico, che li porterà entro una settimana a New York. 
Sulla nave vengono imbarcati numerosi circensi del Circo al chiaro di luna, che intratterranno gli spettatori ogni sera con spettacoli stupefacenti, tra cui quello di un novello mago della fuga, Harry Houdini... 
Sembrerebbe un viaggio tranquillo, se non fosse che dopo il primo spettacolo una donna viene trovata morta, affianco a lei una carta da gioco.
Audrey Rose per indagare sul caso stringe un accordo con il misterioso direttore di pista, Mefistofele, che attira la ragazza con le sue abilità ingegneristiche e circensi. Tutti però sono sospettati, mentre una sera dopo l'altra un nuovo cadavere viene scoperto a bordo della nave.

Come vi dicevo all'inizio, nemmeno questo libro è riuscito a colpirmi positivamente, pur essendo una buona lettura. Credo che i problemi principali siano due: la protagonista e lo stile dell'autrice. 
Ritengo Audrey Rose un personaggio poco riuscito e soffro moltissimo a leggere la storia dal suo punto di vista. Trovo che nelle sue azioni ci sia sempre qualcosa che non quadra, una sorta di ipocrisia, tipo in una riga dice qualcosa come "avrei preferito dissezionare un cadavere che fare determinata cosa" o "sono diversa dalle altre persone, dissezionare un cadavere mi rilassa ecc...", poi quando è davvero di fronte al cadavere afferma di essere disgustata, di non riuscire a guardare e altre cose. Davvero, io non capisco. In generale avevo notato una certa ipocrisia nelle azioni di Audrey Rose già dal primo libro, ma qui mi pare si superi la linea: parla ancora di "se qualcuno ci avesse visto senza uno chaperon" quando bacia Thomas in camera e altri posti mentre sono da soli... insomma Audrey Rose, o sei moderna o non lo sei, deciditi.

Parlando invece dello stile della scrittrice, ho trovato che fosse pesante e ripetitivo, alla quinta descrizione di un personaggio e di un suo atteggiamento avrei potuto urlare, soprattutto perché sono cose che l'autrice ci ripete dal primo volume e abbiamo capito per esempio che Thomas è scostumato, e che analizza le cose con una grande intelligenza, abbiamo capito che una ragazza non può uscire da sola senza uno chaperon... insomma c'erano tante cose potevano essere evitate per rendere il racconto più fluido. 
Mi sembra che la Maniscalco interrompa sempre il discorso per descrivere sentimenti e emozioni, talvolta scrivendo cose talmente ovvie che devo aver alzato almeno dieci volte gli occhi al cielo. In questo libro soprattutto, che è molto più lungo degli altri due, ho trovato che ci fossero parti che potevano essere sicuramente evitate o accorciate. 

Tornando al libro, l'ambientazione era molto interessante, l'atmosfera ricordava un po' Titanic un po' Caraval e il Circo della notte. Il circo è sicuramente un'attrazione tipica dell'era vittoriana, ma sono felice che fosse comunque abbastanza "modernizzato", avrei sofferto nel vedere persone usate come fenomeni da baraccone come accadeva all'epoca, ho già sofferto abbastanza leggendo degli animali in gabbia su una nave. 
I personaggi nuovi erano interessanti e questa volta l'assassino era, per me, più facilmente intuibile, i pezzi erano stati messi insieme nel modo giusto. Poi io non ci sono arrivata comunque, ma questo è un altro discorso. Alla fine ho comunque pensato: "sì, potevo arrivarci". 

In questo libro l'autrice ha deciso di creare un triangolo d'amore, dopo che alla fine del secondo libro ormai la relazione tra Thomas e Audrey Rose era consolidata. Audrey Rose mi è sembrata anche qui abbastanza volubile, come una ragazzina che cede alla prima attenzione di un ragazzo carino, ma il personaggio di Mefistofele, per quanto interessante, non l'ho trovato molto originale, mi sembrava infatti un Thomas Cresswell 2.0 e quando i due dialogavano non erano effettivamente distinguibili. Entrambi infatti sono sarcastici e intelligenti, sembrano credere molto in se stessi e utilizzano l'umorismo come scudo, mentre invece sotto sotto sono profondamente feriti e soli.

Per quanto riguarda i personaggi, dato che il libro si intitola In fuga da Houdini, mi sarei aspettata che questo personaggio fosse più presente all'interno della storia, o che avesse un ruolo nei crimini che avvengono sulla nave, invece non posso nemmeno considerarlo tra i protagonisti, la sua storia e le sue esibizioni alla fine passano in secondo piano e non ho davvero capito il senso di inserire un personaggio così famoso e dare questo nome al libro se poi questo personaggio non influisce minimamente sulla storia. 
Alla fine infatti ha un ruolo molto più importante nella storia Mefistofele, che nonostante sia un personaggio nuovo si può benissimo considerare un co-protagonista in questa storia. 

Il libro comunque ha ingranato, per me, solo dalla seconda metà, ma mi è piaciuta molto l'indagine e come l'assassino abbia utilizzato le carte da gioco e il significato dei tarocchi durante gli omicidi. Ho trovato questo assassino molto più realistico rispetto a quelli dei libri precedenti, così come il movente.

Alla fine del libro poi ricordo che sono presenti dei capitoli dal punto di vista di Thomas, intitolati La nascita del principe oscuro, che mi sono davvero piaciuti molto. Thomas è il personaggio che apprezzo di più della saga, e insieme ad Audrey Rose penso funzioni molto bene. Sono capitoli che vanno letti solo alla fine del terzo volume, quindi non leggetelo prima, mi raccomando! 

Spero che la mia recensione vi sia piaciuta, ringrazio la Mondadori per la copia del romanzo, ricordo a tutti che il mio pensiero è sempre onesto e sincero, e vi rimando alle mie colleghe se volete leggere altri pensieri riguardo a questo libro. 
Buona giornata!









sabato 24 ottobre 2020

Blog Tour: Gli alcolici dell'epoca - In fuga da Houdini di Kerri Maniscalco

 

Buongiorno lettori! 
Come state? 
Io non ho molte notizie da darvi, a parte che compro davvero troppi libri in questo periodo. 
Avete finito la vostra maratona dei libri di Kerri Maniscalco? 
Oggi non troverete la recensione, ma un approfondimento sugli alcolici presenti nel 1800, diciamo una piccola storia degli alcoli e del loro uso. 
Spero lo troverete interessante, buona lettura!
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Titolo: In fuga da Houdini (Stalking Jack the Ripper vol. 3)
Autore: Kerri Maniscalco
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 15 settembre 2020
Pagine: 552
Prezzo: 22 euro

Trama: Audrey Rose Wadsworth e il suo assillante compagno, Thomas Cresswell, si imbarcano sulla lussuosa RMS Etruria, diretti alla loro prossima meta, l'America. La settimana di spettacoli circensi che allieterà la traversata – compresa l'esibizione di un giovane e promettente artista della fuga – sembra la distrazione ideale prima del tetro incarico che li attende oltreoceano. Ma presto il viaggio si trasforma in un festival degli orrori quando, una dopo l'altra, giovani donne vengono trovate morte. Per Audrey Rose, il Circo al chiaro di luna – con i suoi numeri inquietanti e i personaggi grotteschi – si trasforma in un incubo e la fa tornare alla sua ossessiva ricerca di risposte. Gli indizi sull'identità di una delle vittime sembrano condurre a qualcuno a cui Audrey Rose vuole molto bene: riuscirà la ragazza a fermare il misterioso assassino prima del suo terrificante gran finale?
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Prima di parlare degli alcolici presenti durante il periodo in cui è ambientato il nostro romanzo, dobbiamo fare un piccolo excursus storico sull'alcool. Mi sembra ragionevole, no?
Le bevande alcoliche prodotte tramite la fermentazione erano conosciute fin dall'antichità in quasi tutte le civiltà e venivano usate per vari scopi: ragioni mediche o igieniche, a scopo alimentare e conviviale e infine anche per ottenere ispirazione artistica. 

Fino al 1500 le bevande alcoliche si limitavano principalmente alla birra e al vino. In passato e fino all'800, infatti, si beveva pochissima acqua perché la si considerava dannosa, mentre gli alcolici riducevano le infezioni batteriche. 
In Asia le bevande alcoliche non erano così utilizzate perché, grazie all'uso delle foglie di té, si era scoperto da molto tempo l'importanza di bollire l'acqua. 
Per quanto riguarda bevande a più alta gradazione alcolica, esisteva l'acquavite ma fino al '500 veniva usata solamente a scopo medicinale. 

Passiamo a questo punto all'Inghilterra, dove sono ambientati i primi due romanzi della saga di Kerri Maniscalco. Qui la religione puritana tenne lontani gli alcolici fino alla restaurazione del 1660, ma da quel momento il loro uso divenne abituale e la domanda aumentò notevolmente. Grazie alla distillazione, poi, vennero create nuove bevande come la vodka, il whiskey e il gin, che avevano la qualità di essere notevolmente economiche. In Gran Bretagna e nelle colonie il consumo di alcool raggiunse livelli altissimi e si configurò quasi come una vera epidemia. 
L'alcool infatti, oltre che dagli aristocratici, era consumato principalmente dalla massa della popolazione povera e sfruttata, che riversava i suoi dispiaceri e i suoi dolori nell'alcool, causando il grave problema dell'alcolismo. All'epoca infatti non esistevano leggi che ne regolamentavano la vendita o la produzione e l'uso di tali bevande era ovviamente osteggiato dalla religione.

Osserviamo però più da vicino questi superalcolici: 

  • Whisky: il whisky è un distillato ottenuto dalla fermentazione e successiva distillazione di vari cereali e poi maturato in botti di legno di rovere. Non esistono date certe sulla prima distillazione del whisky e la sua paternità è contesta tra Scozia e Irlanda. 

  • Gin: Come afferma Wikipedia, il gin è una bevanda alcolica, solitamente incolore, ottenuta per distillazione di un fermentato ricavato solitamente da cereali o patate, in cui viene messa a macerare una miscela di erbe, spezie, piante, bacche e radici: i botanicals. Tra queste devono essere sempre presenti i galbuli di ginepro che caratterizzano il profumo e il gusto e il nome del distillato deriva proprio da questa pianta. Il gin, nato probabilmente in Italia ma perfezionato nei Paesi Bassi, si diffuse in Inghilterra soprattutto grazie a Guglielmo III di Orange che voleva combattere l'importazione di distillati stranieri, soprattutto il cognac francese. La produzione di gin in Inghilterra divenne così importante che il suo consumo si configurò come una vera "epidemia". Il gin per i londinesi appartenenti alla classe operaia era l'unico modo per fuggire alla dura realtà quotidiana, ma il suo consumo divenne così eccessivo che gli storici attualmente paragonano il consumo di gin a cavallo fra '700 e '800 alla diffusione di crack negli Stati Uniti degli anni '80. Il gin prodotto a Londra era spesso adulterato con sostanze nocive come la trementina o l'acido solforico, quindi il suo consumo ustionava gole, arrossava gli occhi e provocava conati di vomito. Ci sono anzi molti resoconti di persone rimaste cieche a causa del gin. Ma il consumo era tale che si stima che il consumo medio annuo di gin si aggira su una media di 10 litri per persona. Le autorità cercarono di limitarne il consumo e la vendita con i Gin Acts, che non ebbero altro effetto se non quello di alimentare il mercato nero. 

Per comprendere il declino causato dal gin possiamo osservare la stampa di William Hogarth del 1751 intitolata
Gin Lane: 


Nel 1800 la situazione in Inghilterra cambia: mentre il gin diventerà una bevanda destinata ad una classe alta con la creazione dei Gin Palace, la birra assumerà il ruolo di alcolico delle masse. 
Regolamentazioni per la vendita di alcolici arrivarono poi nel 1869 e nel giro di poco tempo le Beer House dovranno dotarsi di regolare licenza di vendita, perdendo la vena casalinga e diventando in questo modo veri locali pubblici per il consumo di bevande alcoliche. 

  • Vodka: la paternità della vodka è contestata tra Polonia e Russia. Tipica bevanda quindi dell'Est, venne portata nell'Europa occidentale da Napoleone che ebbe modo di conoscere il distillato con la campagna di Russia del 1812.

  • Rum: Il rum è l'acquavite ottenuta dalla distillazione della melassa della canna da zucchero. Nonostante la prima distillazione di rum fosse avvenuta a Londa intorno al XV secolo, questa bevanda ebbe successo soprattutto nelle colonie americane, quando gli schiavi delle piantagioni scoprirono che la melassa, un sotto-prodotto del processo di raffinazione dello zucchero, fermentava in alcool. 

Alla fine del 1700 negli Stati Uniti venne pubblicato un documento in cui per la prima volta si confutano le qualità positive dell'alcool, confutandone qualsiasi effetto curativo. Solamente nel 1800 però si assistette ad una maggiore diffusione di documenti in cui si esplica determinato pensiero: si contraddicono i benefici dell'alcool e si stigmatizzano, al contrario, i danni che essi provocano. 
Da questo momento infatti l'ubriachezza venne definita sintomo di alterazione mentale e si inizia ad osservare in modo medico la dipendenza dagli alcolici, la loro costante ricerca e le conseguenze dell'astinenza. 
L'eccessivo consumo di alcool porterà poi nel '900 a varie forme di proibizionismo, e il più famoso, il proibizionismo per antonomasia, sarà quello stabilito negli Stati Uniti d'America tra il 1920 e il 1933 entrato in vigore con il Volstead Act.

Spero che questo excursus sull'alcool in Inghilterra e negli Stati Uniti durante il 1800 vi sia piaciuto.
Ci sentiamo sabato prossimo per la recensione di In fuga da Houdini
Buona giornata! ♡

giovedì 22 ottobre 2020

Review Party: I ragazzi della tempesta di Elle Cosimano

 


Buongiorno lettori!
Come state? Io ho avuto dei piccoli giorni no, sia fisicamente che mentalmente, quindi ho proceduto con abbastanza difficoltà con questo libro. 
Più avanti comunque trovate la recensione, in cui ve ne parlo più approfonditamente. 
Buona lettura!
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Titolo: Ragazzi della tempesta
Autore: Elle Cosimano
Casa editrice: Rizzoli
Data di uscita: 20 ottobre 2020
Pagine: 544
Prezzo: 17 euro

Voto: 3/5

Trama: Le leggi di Gaia sono chiare: l’Inverno uccide l’Autunno, l’Autunno uccide l’Estate, l’Estate uccide la Primavera, la Primavera uccide l’Inverno. Questo significa che Jack uccide Amber. Amber uccide Julio. Julio uccide Fleur. E Fleur uccide Jack. Sono tutti addestrati a cacciare e uccidere, e tutti a turno muoiono. Ma quando Jack e Fleur – Inverno e Primavera – sono attratti l’uno dall’altra contro ogni buon senso e regola della natura, la legge spietata che governa le loro vite eterne a un tratto diventa qualcosa di personale e di doloroso. Fleur verrà bandita per sempre, se insieme non troveranno il modo per fermare il ciclo naturale delle cose. Quando le quattro Stagioni si coalizzano, mettendo a rischio la loro immortalità in cambio di amore e libero arbitrio, la loro fuga attraverso il Paese li condurrà in un luogo in cui saranno costretti a difendersi contro un creatore che vuole annientarli.
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Nonostante mi aggiorni spesso sulle uscite straniere, americane e inglesi soprattutto, non avevo mai sentito parlare di Ragazzi della tempesta prima dell'annuncio dell'uscita italiana. 
Questo libro all'inizio mi aveva colpito per la sua originalità: i protagonisti di questa storia infatti sono adolescenti a cui, dopo essere morti, viene offerta la possibilità di diventare delle Stagioni: Inverno, Primavera, Autunno e Estate, ognuno con la propria magia e i propri poteri. In questo modo, i ragazzi potranno vivere per sempre, ma la loro vista sarà sottoposta ad un ciclico dovere, non potranno più avere una vita normale ma vivere nell'Osservatorio per tutto il periodo dell'anno che non è la loro stagione, allora dovranno uscire in superficie nell'area che è stata loro assegnata e dovranno uccidere la stagione precedente. La stagione uccisa verrà trasportata nell'osservatorio nella macchina di stasi, l'unico modo con cui potrà tornare a vivere. Per ripetere questo ciclo ancora e ancora. 
I protagonisti della storia sono Jack, un inverno, e Fleur, una primavera. Questi non sono i loro veri nomi, sono nomi che si sono scelti e richiamano la loro stagione. Fleur uccide Jack da oltre trent'anni, ma entrambi sono innamorati l'una dell'altro, senza avere la possibilità di instaurare un legame. Cronos, il Tempo, ha infatti vietato che le stagioni diverse si incontrino e creino dei legami, perché il fatto che abbiano poteri e temperature diverse li porta ad uccidersi a vicenda, per questo vivono in ale separate e viene subito insegnato loro ad odiarsi. 
Jack però si rende conto che tutto quello che hanno loro insegnato, sulle macchina di stasi, sulla possibilità di ferirsi a vicenda... sono tutte menzogne di Cronos per instaurare un regime dittatoriale, perché ha paura del potere che le Quattro Stagioni potrebbero scatenare insieme...

Come ho detto, non avevo mai sentito parlare prima di una storia simile, che prende d'ispirazione le stagioni e il loro corso, e l'ho trovata molto interessante, ma purtroppo alla fine la realizzazione è stata molto simile ad ogni young adult distopico classico che si rispetti. Credo avrei fatto follie per questo libro durante il periodo boom dei distopici, quando sono usciti Hunger Games, Divergent e Delirium. Mi ricorda molto quei libri perché anche qui troviamo dei ragazzi adolescenti (anche se in questo caso sono semplicemente morti a 16 anni e quindi ne mantengono il corpo) che vengono divisi in categorie e costretti ad uccidersi a vicenda, e ovviamente tra due ragazzi che dovrebbero uccidersi scatta l'amore, e questo amore è la scintilla che scatena la ribellione. 
Quindi ecco, se da una parte l'utilizzo di questo tema è abbastanza originale, non ho trovato invece la trama, cioè l'intreccio, molto simile a quello di altri libri, quindi non sono rimasta molto impressionata. 

Tra il fatto che non sono stata bene e purtroppo il poco interesse nel libro, ci ho messo un bel po' a finirlo in prospettiva, ma purtroppo niente mi dava lo slancio a continuare a leggerlo, non mi sono appassionata. 
I personaggi sono interessanti, ma alla fine abbozzati abbastanza lievemente, con pochi tratti che li caratterizzano, e la loro storia d'amore l'ho trovata un po' buttata per aria, più che altro perché poteva essere raccontata meglio, perché appare più come un insta love, e non mi è piaciuto.
Soprattutto all'inizio, iniziando il libro in medias res, non si capisce molto di quello che succede e ti lascia molto confusa. E alla fine su certi aspetti anche dopo averlo finito resto ancora abbastanza confusa, il libro non mi ha appassionato così tanto da togliermi quella "soglia dell'incredulità" per cui avrei voluto più spiegazioni su come è nato Cronos, su chi è esattamente, perché esiste questo sistema, sull'Osservatorio... alla fine so che quando ci si pongono queste domande vuol dire che qualcosa non funziona all'interno del libro. 
Perché di come tutto questo è nato, l'autrice non ci spiega niente.
Detto questo, non sono qui per distruggerlo completamente, perché non è un brutto libro, è interessante, i protagonisti non sono i soliti ragazzini stupidi che fanno cose che mettono in pericolo gli altri, però appaiono anche un po' anonimi. Le storie d'amore ti appassionano, anche se appaiono un po' come se i personaggi fossero messi insieme per forza.
Procedendo con la lettura posso comunque dire che è un libro nella media, con alti e bassi, non è un capolavoro ma non ci sono difetti nella scrittura e sono davvero sicura che se fosse uscito dieci anni fa la me adolescente sarebbe impazzita per questo libro. 

Ringrazio la Rizzoli per la copia del libro, e spero davvero che questo libro vi piaccia. 
Buona lettura!



lunedì 19 ottobre 2020

Review Party: Le diecimila porte di January di Alix E. Harrow

 

Buongiorno lettori!
Oggi vi lascio la recensione di un libro che dire che ho amato è poco. 
Penso che sia entrato nella mia top ten dei libri più belli, e se non solo di quest'anno, di sempre. Potrei essere quindi straordinariamente di parte e parlare di questo libro come se l'avesse scritto un unicorno magico, ma oh, sono i rischi del mestieri. 
Buona lettura!
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Titolo: Le diecimila porte di January
Autore: Alix E. Harrow
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 13 ottobre 2020 
Pagine: 396
Prezzo: 20 euro

Voto: 5/5

Trama: Estate 1901. Un'antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti "di un valore singolare e unico", e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura... Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d'argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: LE DIECIM POR. Un libro che ha l'aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei...
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Quando un libro ti colpisce così in profondità da lasciarti senza fiato, una persona penserebbe che ci siano così tante cose da dire, pagine e pagine di inchiostro (o in questo caso di tasti di computer) da consumare; ma onestamente io adesso mi sento solamente svuotata. 
Quando ho aperto la prima pagina e ho letto quell'incipit così particolare, sapevo già che mi aspettava davanti un viaggio completamente straordinario, e ora che questo percorso si è concluso so solo di aver abbandonato anche me stessa in quelle pagine, perché quando ami un libro così profondamente anche tu rimani incastrata nella carta. 

Potrei parlare delle solite cose che si raccontano in una recensione:
- lo stile: onirico, poetico, fluttuante, dolce, unico. Sono tutte parole per descrivere un racconto che procede magico e ammaliatore, che ti trascina e ti annega. 
- i personaggi: profondi, in cerca di se stessi, ingabbiati in ruoli che non li rappresentano. January racconta la sua storia in prima persona, una storia di crescita personale e di scoperta della propria identità, della propria storia e della propria famiglia. 

Ma procediamo per ordine: "Le diecimila porte di January" parla, beh, di January Scaller, una ragazzina che sta "nel mezzo" a causa del colore della sua pelle, né nera né bianca. Siamo a inizio '900 e January vive a Villa Locke, una villa-museo ricco delle più grandi meraviglie, che è proprio suo padre a trovare in giro per il mondo per ordine del signor Locke. 
January a sette anni trova per la prima volta una Porta e la attraversa. Quel momento verrà abbandonato ai ricordi, ritenuto la fantasia di una bambina, finché January non trova in un cofanetto un libro che parla proprio di Porte, che sono sinonimo di "cambiamento". E quel libro cambia tutto.

Non si può davvero dire di più della trama, perché i colpi di scena in questa storia sono fondamentali. Probabilmente capirete tutto da soli, perché non si tratta di una storia difficile, se siamo onesti è abbastanza citofonata, ma quello che conta secondo me ne "Le diecimila porte di January" non è quello che è scritto, ma come è scritto. Come ci narra anche January, c'è una magia nelle parole, le parole hanno potere, e se questo libro non ne è la prova lampante, beh non so cosa dirvi. 
Mi sono immersa in questo libro, in questo universo fatto di mondi, di Porte che conducono in luoghi mai visti prima, e penso di non averne davvero abbastanza. Il mio cuore non era pronto a finirlo, giravo le pagine bianche nella speranza che comparissero altre parole, altre storie che mi affascinassero, ma c'era solamente il candore del vuoto. 
Purtroppo l'opera è anche un autoconclusivo, il che è sorprendete se consideriamo l'attuale mercato librario, dove si sfornano interminabilmente libri di una stessa serie per anni, ma nello stesso momento mi ha spezzato il cuore sapere che non avrei più letto di January, di Samuel, di Jane, di Bad, di Addie e di Yule Ian. 
Avrei voluto di più, che si esplorassero più Porte e si scoprissero più Mondi; vorrei leggere centinaia di libri in cui si narrano avventure di persone che percorrono i varchi, ma se le intenzioni dell'autrice non cambieranno, questo libro resterà un unicum. 

Questo libro quindi parla di Porte che uniscono i mondi e di uomini cattivi che vogliono chiudere queste Porte perché non ne comprendono la bellezza, non comprendono l'apporto positivo che i mondi e le culture possono darsi a vicenda. Pensano che siano causa di disordine, di caos.
Questo libro parla anche di amore, di famiglia, di amicizia, di casa. 
É la storia di January, che scopre tutte queste cose, che scopre di essere più forte degli uomini bianchi ricchi e potenti che vogliono un mondo addomesticato, rinchiuso in barriere e senza disordini. Dopo anni rinchiusa a Villa Locke, educata a rispettare le regole e a comportarsi come una "brava signorina", January riesce a spezzare le sue catene. 
Leggere la sua storia è stato davvero scoprire un viaggio di crescita e di forza, e non potrei essere più felice di aver intrapreso questa avventura. 

Mi auguro che questo libro possa piacere a voi quanto è piaciuto a me. 
Buona lettura ♡

[Ringrazio come sempre la Mondadori per avermi offerto la copia del romanzo]




 



giovedì 15 ottobre 2020

Review Party: La guerra dei papaveri di R.F. Kuang

 


Buongiorno lettori! Come state?
Oggi vi parlo di un romanzo appena uscito per la Oscar Vault, La guerra dei papaveri, meglio conosciuto come Poppy War. 
Un fantasy che mischia storia e leggenda di cui non vedo l'ora di parlarvi. 
Buona lettura!
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Titolo: La guerra dei papaveri 
Autore: R. F. Kuang
Casa editrice: Mondadori 
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 13 ottobre 2020 
Pagine: 516
Prezzo: 22 euro

Voto: 4.5/5

Trama: Rin ha passato a pieni voti il kējǔ, il difficile esame con cui in tutto l'Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che accadranno a studiare all'Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un'orfana di guerra della provincia di  potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente. Ma le sorprese non sono sempre buone. Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l'antica e semileggendaria arte sciamanica. Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all'uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l'unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri. Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.
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Onestamente, per me è difficile recensire questo libro. Non che non fosse un bel libro, anzi, uno dei più bei libri che ho letto in questo periodo (e ne ho letti davvero di belli, ve lo assicuro). La guerra dei papaveri è anche uno dei libri più complessi da analizzare con cui ho avuto a che fare ed è incredibile pensare che si tratti della prima opera dell'autrice, dal momento che lo stile e l'ambientazione sono straordinari. 
R. F. Kuang si è trasferita negli Stati Uniti dalla Cina quando aveva quattro anni, ma non ha senza dubbio abbandonato né dimenticato il suo retaggio, dal momento che La guerra dei papaveri reinterpreta in chiave fantasy la Cina del ventesimo secolo e il conflitto narrato ricorda la seconda guerra sino-giapponese. 
Nel romanzo infatti ci sono elementi che ricordano la vera storia della Cina, come per esempio le guerre dell'oppio contro la Gran Bretagna e la dipendenza da questa droga, il tutto però ambientato nel paese immaginario del Nikan. 

La protagonista del romanzo è l'orfana di guerra Rin, che per sfuggire ad un destino di moglie-madre-schiava decide di tentare il tutto per tutto e studiare per il keju, un difficile esame con cui vengono selezionati i giovani più talentuosi dell'impero. Rin ovviamente è svantaggiata, non studia da tanto tempo come i figli dei nobili del paese o della capitale, ma deve assolutamente passare per prima ed essere ammessa alla Sinegard, ma grazie alla sua tenacia e alla sua forza di volontà, dopo uno studio "matto e disperatissimo", come lo definirebbe Leopardi, riesce ad essere ammessa all'accademia militare. 

Il romanzo si può facilmente dividere in due parti: la prima in cui osserviamo il percorso di Rin alla Sinegard, l'accademia, e in cui ci viene raccontata la storia del Nikan e delle guerre dei papaveri, e la seconda in cui la Federazione del Mugen attacca per la terza volta il Nikan, facendo scoppiare una nuova guerra. 

Ci sarebbe davvero tanto da dire su questo libro, Rin è un personaggio femminile davvero straordinario e vi assicuro ce ne sono pochi come lei in circolazione. C'è stata una parte a inizio libro che riguarda Rin e il ciclo mestruale che mi ha colpito davvero in profondità, soprattutto perché gli scrittori sembrano dimenticarsi dell'apparato riproduttivo femminile e di quello che succede ogni mese nei libri. 
Rin infatti durante il periodo dell'accademia viene presa di mira per la sua pelle scura e per il suo accento del sud, e un insegnate si rifiuta addirittura di farle frequentare le sue lezioni. Rin però è tenace e non si fa scoraggiare e viene aiutata dal professore zimbello della scuola, Jiang, che insegna demologia, ma che non si presenta mai alle lezioni. 
Grazie ai suoi insegnamenti Rin non solo impara a combattere, ma scopre che gli dei sono reali, che ha un legame profondo con questi dei e che essi possono essere invocati per aiutarla in combattimento, anche se ad un grave prezzo. 
Per questo motivo, quando inizia la guerra Rin viene mandata nel gruppo dei cike, considerati dalle altre milizie un gruppo di pazzi e strambi, perché in grado di fare cose che gli altri umani non sono in grado nemmeno di comprendere. Qui Rin viene guidata da Altan, l'ultimo speerliano esistente. Durante la guerra dei papaveri infatti la Federazione aveva compiuto un genocidio, uccidendo tutti gli speerliani perché considerati dei barbari, ma che con l'aiuto della loro dea Fenice erano dei guerrieri strabilianti. 

Per comprendere tutte le spiegazioni storiche e sullo sciamanesimo che questo libro dà si dovrebbe leggerlo più volte e con più attenzione, perché ammetto che dopo una prima lettura sono ancora molto confusa sulla storia del Nikan e sul suo pantheon. 
Il libro è bellissimo, quindi spero proprio di poterlo rileggere per godermelo per il meglio, ma comunque vi assicuro che una volta iniziato non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine e si è troppo presi per smettere. Al contrario di molte persone, io penso di aver preferito la prima parte del romanzo, ambientato soprattutto all'accademia, perché lì il personaggio di Rin risplende maggiormente e ho trovato le lezioni molto interessanti, mentre ho notato che la seconda parte era maggiormente confusa e procedeva più lentamente. 

Anche io, come molti altri miei colleghi, devo avvertirvi però che La guerra dei papaveri non è un romanzo da prendere alla leggera. Io l'ho letto molto tranquillamente, ma ci sono molti punti in cui la violenza dei soldati verso i civili viene raccontata con molta dovizia di particolari, e per chi ha uno stomaco leggero sono scene che possono davvero dare impressione.

Sono davvero molto felice di aver potuto leggere questo libro. Ritengo che i libri "american-centric" o eurocentrici siano davvero troppi, ed è davvero una bella boccata di aria fresca leggere un libro che prende invece come ispirazione l'asia e soprattutto la Cina. 
Per un certo verso, per il personaggio di Rin e il gruppo dei cike, questo libro mi ha ricordato Mulan, anche se ovviamente una versione molto più cruenta di Mulan. 
Spero che la Mondadori traduca preso il secondo libro, anche se ammetto che dopo questo libro e la sua bellezza (che mi sembra completa in se stessa) sono un po' ansiosa di scoprire cosa riserva il secondo libro, anche perché il sentiero per un seguito è definitivamente stato aperto. 

Vi ringrazio di aver letto la mia recensione, spero vi sia piaciuta e se volete lasciare un commento mi farebbe molto piacere. 
Ringrazio la Mondadori per la copia del romanzo e vi raccomando di leggere le recensioni delle altre blogger che partecipano all'evento. 
Buona lettura!







mercoledì 14 ottobre 2020

Review Party: Thunderhead di Neal Shusterman


Buongiorno lettori! Come state? 
Siamo già verso la fine di ottobre, sembra incredibile, no?
Vi piace l'autunno? Io sono per i mesi più caldi, ma Halloween è una delle mie festività preferite in assoluto. 
Dopo qualche mese dall'uscita di Falce, che mi era piaciuto davvero tanto (potete leggere la mia recensione qui), Oscar Vault ha pubblicato il seguito, Thunderhead, che non vedevo davvero l'ora di leggere. 
Mi sarà piaciuto? In questo caso dovete leggere la recensione per scoprirlo. 
Ah, ovviamente ci saranno spoiler del primo volume! Quindi leggere con cognizione di causa!
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Titolo: Thunderhead (Trilogia della Falce. Vol. 2)
Autore: Neal Shusterman 
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 13 ottobre 2020
Pagine: 396
Prezzo: 20 euro 

Voto: 4/5

Trama: Dopo il loro comune apprendistato, Citra Terranova e Rowan Damisch si sono fatti idee opposte sulla Compagnia e hanno intrapreso strade divergenti. Da ormai un anno Rowan si è ribellato ed è fuggito, diventando una vera leggenda: Maestro Lucifero, un vigilante che mette fine alle esistenze delle falci corrotte, indegne di occupare la loro posizione di privilegio. Di lui si sussurra in tutto il continente. Ormai divenuta Madame Anastasia, Citra è una falce anomala, le sue spigolature sono sempre guidate dalla compassione e il suo operato sfida apertamente il nuovo ordine. Ma quando i suoi metodi vengono messi in discussione e la sua stessa vita minacciata, appare evidente che non tutti sono pronti al cambiamento. Il Thunderhead osserva tutto, e non gli piace ciò che vede. Cosa farà? Interverrà? O starà semplicemente a guardare mentre il suo mondo perfetto si disgrega?
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Alla fine del primo volume abbiamo lasciato Citra e Rowan a due destini diversi. Citra è diventata una Falce e ha preso un nome inusuale di Madame Anastasia, come la giovane Romanov, mentre Rowan, dopo aver ucciso il corrotto Maestro Goddard, è scappato con Maestro Faraday, che se ricordate aveva finto la propria morte. 
Nonostante sia una giovane falce, Madame Anastasia è molto amata tra i giovani e guardata male dai membri del "nuovo ordine", cioè i vecchi fedeli di Goddard, perché uccide con compassione, lasciando un mese di tempo alle persone per sistemare i loro affari e decidere come morire. 
Rowan invece, dopo aver ucciso Maestro Goddard, sente su di sè il compito importante di depurare la Compagnia dalle falci corrotte, e inizia ad ucciderle sotto il nome di Maestro Lucifero, cioè "portatore di luce". 

Oltre alle vicende di Citra e Rowan, in questo secondo volume osserviamo anche l'impresa di Maestro Faraday, che cerca l'antica città di Nod, dove pensa che i fondatori della Compagnia abbiano lasciato degli indizi su come comportarsi in casi di necessità e di pericolo come quello in cui si trovano; e soprattutto le vicende di un nuovo personaggio, Greyson Tolliver, che viene incaricato in modo indiretto dal Thunderhead, che come sappiamo in teoria non potrebbe intervenire nelle questioni delle Falci, di sventare l'attacco terroristico contro Madame Anastasia e Madame Curie, che rischiano di venire uccise, perché troppo scomode all'interno della compagnia. 
In questo volume anche il Thunderhead, l'intelligenza artificiale che governa l'umanità, svolge un ruolo fondamentale, e nel corso del romanzo vengono espresse proprio le sue considerazioni, che sostituiscono i diari delle Falci presenti nel primo volume. 
Il Thunderhead è una figura complessa, che fa di tutto per proteggere l'umanità, ma che purtroppo non può fare nulla mentre vede la corruzione che circola nella Compagnia, che più volte nel volume appare come il vero specchio dell'umanità, della vecchia umanità senza il controllo del Thunderhead, che è in grado addirittura di modificare l'attitudine e il pensiero delle persone. 
Io amo le intelligente artificiali, quindi ho adorato leggere i suoi pensieri, i suoi dubbi e le sue emozioni e infine la sua disperazione. 

In questo volume scopriamo molto di più su come è diviso il territorio mondiale sotto il Thunderhead - ci sono infatti regioni autonome, come per esempio il Texas, dove ci sono regole e leggi differenti, esperimenti che il Thunderhead fa per vedere come se la cava l'umanità con una sua minore presenza - e scopriamo anche molto di più su com'è strutturata la compagnia delle Falci e sul luogo dove regnano le Grandi Falci, Endura, un'enorme e stupefacente città galleggiante. 

Più volte nel corso del primo romanzo mi sono chiesta: è davvero un bel futuro quello di Falce? Un mondo dove l'umanità ha raggiunto il picco massimo ed è stata sconfitta anche la morte? Qual è lo scopo della vita dell'uomo se il lavoro e lo studio non sono fatti per un miglioramento della specie, ma solo per diletto? Per annoiare il tempo? 
Endura e la Compagnia delle Falci sono l'esempio perfetto per mostrare quanto la popolazione ormai si affidi al Thunderhead, facendo apparire come non ci fosse più nemmeno una coscienza personale
Onestamente non penso che si tratti di un'utopia e mai vorrei vivere in un mondo simile. 

La prima parte del romanzo procede tranquilla, ma dalla seconda parte in poi inizia una serie di colpi di scena incredibili, e il finale è assolutamente stupefacente, qualcosa che penso nessuno, a inizio libro, avrebbe mai potuto immaginare. Vi assicuro, l'intero libro vale per quelle ultime venti pagine, che vi lacereranno l'animo e vi faranno disperare per avere in mano il volume successivo.
Non voglio davvero nulla dirvi di più per non rovinarvi la lettura, ma qualcuno sta tramando nell'ombra per prendere il potere sulle Falci e uccidere a tutti i costi Citra e Madame Curie, e vi assicuro, nulla potrà fermarlo dal suo intento. 

Per quanto riguarda lo stile, non ho trovato miglioramenti o peggioramenti rispetto al volume precedente. Si tratta sempre di uno stile molto semplice e facilmente leggibile, che riesce a trattare argomenti più leggeri e allo stesso tempo considerazioni morali. I personaggi potrebbero essere, come al solito, più sviluppati, ma li ho apprezzati moltissimo anche così, nonostante sia assente un'indagine psicologica approfondita. L'unico di cui leggiamo i pensieri infatti è il Thunderhead, e vi assicuro, i suoi pensieri valgono assolutamente la pena, perché questa I.A. è davvero più complessa e più umana di quanto sarebbe lecito. 
E non vedo l'ora di scoprire cosa succederà nel prossimo (e penso ultimo) volume. 

Grazie di aver letto la mia recensione. Spero vi sia piaciuta e come al solito ringrazio la Mondadori per la copia del romanzo. 
Buona lettura!