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lunedì 22 novembre 2021

Recensione: "Darius, va tutto bene (forse)" di Adib Khorram


 Buongiorno lettori!
Come state? Io ormai sto entrando nella modalità natalizia e ho scaricato sul mio e-reader un sacco di commedie romantiche natalizie. 
Imbarazzante. 
Comunque oggi vi parlo di un libro che commedia romantica non è, ma un romanzo coming of age tra Iran e America, la storia di un ragazzo che cerca di capire in che luogo appartiene. 
Buona lettura!

[Ringrazio Franci di Coffee and Books per aver organizzato l'evento e la Rizzoli per la copia cartacea e digitale del romanzo]
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Titolo: Darius, va tutto bene (forse) 
Titolo originale: Darius the Great is not okay
Autore: Adib Khorram
Traduttore: Paolo Maria Bonora
Casa editrice: Rizzoli
Collana: Narrativa Ragazzi
Data di uscita: 16 novembre 2021
Pagine: 352
Prezzo: 17 euro

Trama: Darius Kellner ha sedici anni, vive a Portland ed è mezzo persiano da parte di madre, ma sa più il klingon di Star Trek che il farsi, e conosce meglio le usanze degli Hobbit che quelle persiane. Ora, il suo primo viaggio in Iran sta per rivoluzionargli la vita.

Darius non è esattamente quello che si dice un ragazzo popolare a scuola: farsi accettare per quello che è non è mai stato semplice ed è convinto che in Iran sarà lo stesso. Ma quando abbraccia per la prima volta la nonna e incontra Sohrab, il ragazzo della porta accanto, tutto cambia. I due cominciano a trascorrere insieme le giornate giocando a calcio, mangiando faludeh e parlando per ore su un tetto, il loro posto segreto con vista sulla città di Yazd. Sohrab e la sua famiglia persiana lo chiamano Dariush, e lui non si è mai sentito se stesso come in quel momento: per la prima volta nella vita sente che forse, forse, le cose dopotutto potrebbero davvero andare bene per lui...

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È difficile, per me, recensire questo libro. 
Darius, va tutto bene (forse) infatti non è, parlando oggettivamente, il libro perfetto, ma ha altre qualità, più profonde.
Mi sono riconosciuta così tanto in Darius e in molti dei suoi dilemmi morali, che per me questo libro era davvero perfetto: mi sono commossa, ho riso, ho pianto, mi sono arrabbiata... insomma sono entrata in modo profondo dentro questo libro e non ne sono più uscita, ho portato Darius con me nel cuore, e penso che questo libro sia uno di quelli che mi porterò nel cuore ancora per molto tempo. 

Darius è un ragazzo mezzo americano e mezzo persiano, ma sa pochissime parole in farsi e non è mai stato in Iran. Soffre di depressione, viene preso di mira dai bulli, ha un rapporto complicato con suo padre, che sembra essere deluso da ogni cosa che fa, adora il the ed è un nerd sfegatato: ama Star Trek e Il signore degli anelli. 
Un giorno i suoi genitori gli comunicano che andranno per la prima volta in Iran: infatti suo nonno materno ha un tumore al cervello. 
Questo viaggio per Darius sarà un momento di crescita, vedrà per la prima volta la sua famiglia e incontrerà Sorhab, il suo primo vero amico. 

Il libro, come dicevo, non può essere considerato perfetto, ma credo che le imperfezioni che lo contraddistinguono rendano però perfettamente il personaggio narrante, Darius. Darius soffre di depressione, e si sa, alla depressione seguono sempre ansia e tanti altri problemi, e ogni sua frase è ripetitiva, ossessiva. 
Ogni volta ripete le stesse cose: che ama il the, che non sapendo il farsi non si sente persiano, ecc... ma chi ha una malattia mentale o conosce qualcuno che ce l'ha, sa che i nostri pensieri possono diventare ripetitivi fino all'ossessione. Ci concentriamo su una cosa e ci riflettiamo ossessivamente, ogni cosa che le persone dicono la analizziamo e di solito anche se è una frase normalissima pensiamo che nasconda qualcosa contro di noi. 
Per questo ho detto che mi sono riconosciuta molto in Darius: riconoscevo la sua sofferenza, i suoi pensieri, e in ogni situazione soffrivo con lui e gioivo con lui. 

Un altro difetto è che ho trovato la sua amicizia con Sohrab realizzata abbastanza frettolosamente. Credo potesse essere descritta meglio, ma allo stesso modo è riuscita a farmi emozionare. 

Per questi motivi, non credo di essere la persona giusta per essere assolutamente obbiettiva su questo romanzo. Nonostante i difetti è riuscito a toccarmi il cuore, che nei libri è la cosa più importante, e non mi è importato molto del resto. 
Se non vi riconoscerete in Darius potreste trovare difficoltà a leggere questo libro e anzi potreste arrivare a trovarlo insopportabile, e vi comprendo perfettamente; se invece una volta nella vita siete stati bullizzati, se avete pensato di non essere abbastanza e di non appartenere in nessun posto: questo è il libro giusto per voi. 

Il libro, però, ha sicuramente un punto di forza: la cultura persiana.
Il viaggio in Iran infatti ci permette di scoprire questo mondo, le sue festività e il suo cibo. Un tripudio di odori e sapori e suoni.
Oltre alla descrizione perfetta della depressione di Darius, questa è stata sicuramente la mia parte preferita del libro.

Grazie di aver letto la mia recensione; 
Buona lettura!







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