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giovedì 25 marzo 2021

Recensione: Il regno di rame di S. A. Chakraborty

 


Buongiorno lettori!
Non sapete quanto sono felice di poter parlare oggi di questo romanzo. 

La città di Ottone (trovate qui la recensione) è stato uno dei miei libri preferiti del 2020, quindi non vedevo l'ora di avere tra le mani il seguito, come sempre pubblicato in un'edizione spettacolare della Oscar Vault. 
Se volete sapere se il romanzo mi è piaciuto quanto il primo, vi aspetto più avanti con la mia recensione!
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Titolo: La città di rame (The Daevabad Trilogy #2)
Autrice: S. A. Chakraborty
Traduttrice: Lia Desotgiu
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Data di uscita: 2 marzo 2021
Pagine: 648 
Prezzo: 24 euro 

Trama: La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell'abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere. Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù. Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo. Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. È una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città. Un potere che richiede l'intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.
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Sono passati cinque anni da gli eventi de La città di Ottone. 
Nahri è praticamente prigioniera nel palazzo dei suoi avi, sposata con Munthadir, il figlio maggiore di Ghassan Al-Qahtani; Dara è stato riportato in vita da Manizeh, la madre di Nahri, creduta morta; ed infine Ali è stato esiliato ed ha vissuto in un piccolo villaggio ad Am Gezira, la patria dei geziri.
A Daevabad, la meravigliosa città di ottone, intanto la situazione peggiora di giorno in giorno, la popolazione diventa sempre più povera e le casse del governo diminuiscono. Si sta però avvicinando Navasteem, in ricordo della Liberazione di Solimano, una grande festa per il popolo dei jinn e dei daeva. Questa celebrazione sarà un'occasione fondamentale per i personaggi: Nahri vorrà ricostruire il vecchio ospedale Nahid e collaborare con gli shafit; Ali sarà costretto a ritornare in patria ed affrontare la situazione che ha lasciato cinque anni prima e soprattutto dovrà affrontare gli strani poteri che gli ha lasciato l'incontro con i marid, mentre Dara e Manizeh organizzeranno un colpo di stato. 

Il primo libro di questa straordinaria trilogia mi aveva lasciato senza parole. Avevo amato l'ambientazione mediorientale, le descrizioni del palazzo, della città e dei suoi abitanti. Mi sono sentita catapultata in questo mondo incredibile, e con Il regno di rame non è stato diverso. 
Come il precedente, anche questo libro mi è piaciuto tantissimo, ho ritrovato la stessa magia che mi aveva rapito dal primo momento, e sono davvero felice. 
All'inizio ho avuto un po' di difficoltà, perché non mi ricordavo benissimo quello che era successo alla fine del primo romanzo, e non c'è nessun recap all'inizio del libro (una cosa che sarebbe stata molto utile), ma alla fine sono riuscita a rimettere a posto i pezzi del puzzle. La storia continua in una maniera molto coerente, anche se avrei preferito non fossero passati così tanti anni, che sicuramente saranno serviti a far crescere i personaggi. 

Oltre all'ambientazione, i personaggi infatti sono sicuramente uno degli elementi che più amo di questa trilogia. La scrittrice è in grado di descrivere personaggi coerenti e molto umani, che amo e apprezzo proprio perché al loro interno convivono luci e ombre. Non esiste un personaggio buono e non esiste un personaggio completamente malvagio. Ogni personaggio ama, odia, prova vendetta, prova gelosia, prova compassione: un mix di emozioni che li rendono perfetti. 
Amo infatti quasi tutti i personaggi, comprendo il loro punto di vista e credo sia proprio questa la forza del romanzo: tifi per tutti e per nessuno, comprendi le ragioni che muovo i daeva come quelle che muovono gli shafit, e non ti senti di recriminare qualcosa né agli uni né agli altri. 
Unico difetto è che forse c'è forse un eccessivo numero di personaggi: avrei gradito magari un elenco dei personaggi e del loro ruolo, per non confondermi. 

Questo secondo libro, quindi, secondo me è sicuramente allo stesso livello de La città di Ottone, se non quasi superiore. Non avrò mai parole per esprimere quanto questa trilogia sia bella e spettacolare, ma non mi sentivo legata ad una storia e ai suoi personaggi in questo modo da tantissimo tempo. 
La trama, le storie dei personaggi, i colpi di scena: tutto ti intrattiene e ti appassiona, ad ogni pagina c'è un nuovo colpo di scena che ti tiene incollato alle pagine, e quando lo finisci non vedi l'ora di avere il prossimo volume tra le mani. 

Buona lettura!



 

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