Pagine

lunedì 29 giugno 2020

Recensione: "I giorni del ferro e del sangue" di Santi Laganà



Titolo: I giorni del ferro e del sangue
Autore: Santi Laganà
Casa editrice: Mondadori 
Collana: Omnibus
Pagine: 564
Prezzo: 19,50


Voto: 3/5
Patrimonio di San Pietro, 960 d.C. Sul trono papale siede un adolescente perverso e corrotto, ciò che resta dell'Italia indipendente è allo sbando dilaniata da lotte intestine e le campagne sono una terra di nessuno dove la violenza e il sopruso la fanno da padroni. Anna è una contadina di quindici anni che conduce un'esistenza misera e asservita. Quando la sua famiglia viene trucidata e l'ultimo fratello rapito per essere ridotto in schiavitù, decide di continuare a vivere per inseguire quell'ultimo brandello di affetti e, sorretta da una volontà indomita, inizia una dolorosa peregrinazione per terre sconosciute e ostili, tra aiuti misericordiosi e feroci violenze. Nel suo tormentato cammino incontrerà un cavaliere dall'oscuro passato e un improbabile presente, un vecchio dall'aria mansueta che nasconde insospettabili risorse e un giovane vagabondo sfrontato e generoso: una strana compagnia con cui cercherà di farsi giustizia fin dentro i palazzi più segreti di Roma. Ambientato in uno dei periodi meno conosciuti e più bui della nostra Storia, I giorni del ferro e del sangue è un affresco senza filtri né retorica di un'epoca brutale quanto affascinante, ma anche la straordinaria parabola di una memorabile protagonista: una giovane donna che nel più maschilista dei mondi non si rassegna a un destino già scritto e tenacemente lotta per conquistarsi il diritto a una vita migliore.
I giorni del ferro e del sangue è un romanzo duro, crudo, indubbiamente pesante. L'autore infatti non nasconde e non cerca di addolcire le sofferenze che le persone povere e indifese, soprattutto le donne, provavano in quel periodo storico buio e crudele, ma le descrive anche con minuzioso interesse, quasi provasse piacere nel mostrarle al suo pubblico. 
Se devo essere onesta, proprio per questo motivo ho fatto abbastanza fatica a procedere con questo romanzo, proprio perché tutta la sofferenza patita dalla protagonista mi ha creato grossi problemi nell'apprezzare il romanzo. 
La trama infatti non nasconde che il romanzo sia esplicito, ma penso sarebbe stato meglio avvertire il lettore con dei trigger warning, perché ci sono scene molto esplicite di stupri, che per la mia sensibilità in particolare, avrei preferito dover non leggere. 

Nonostante questo, è stato molto interessante leggere il percorso di Anna, la protagonista, che all'inizio dell'opera subisce la perdita del padre e dei fratellini più piccoli, mentre il fratello più grande viene preso prigioniero come schiavo. Nonostante ci siano molti esempi, all'interno del romanzo, di persone povere e poco istruite che accettano la vita povera e triste che spetta loro, senza lamentarsi o cercare di cambiare la loro situazione; Anna si mostra al contrario una ragazza brillante ed ingegnosa, che riesce a sopravvivere con le sue forze, caparbia e molto determinata. 
La ragazza infatti intraprende un lungo viaggio per ritrovare il fratello Martello e grazie alle sue conoscenze delle erbe mediche e commestibili, ma anche alla sua abilità con le trappole, riesce a procurarsi abbastanza cibo per sopravvivere.
Nel suo viaggio Anna incontra sia persona crudeli che si approfittano di lei vedendola come una ragazza debole e sola, sia invece persone fidate che vedranno in lei non solo una bella ragazza, ma anche una persona forte e determinata e, affezionatisi a lei, decideranno di aiutarla nella sua impresa impossibile.
Nel suo viaggio così l'accompagnano Arnolfo, un cavaliere solitario e di poche parole; Ezio, un vecchio che si descrive come "mercante, filosofo, educatore, ruffiano e cortigiano", dal cervello fino e dalla lingua lunga; e infine Furio, un giovane contadino e cacciatore, che si affeziona ad Anna e alla compagnia, una compagnia che a prima vista risulta assolutamente improbabile. 

Dal punto di vista storico, il romanzo è molto accurato e mi ha colpito la grande attenzione che l'autore ha posto nelle sue descrizioni della campagna romana, ed è straordinaria la sua conoscenza delle erbe e delle piante e del loro utilizzo come medicinali nel medioevo. L'unica inesattezza storica che ho incontrato è stata la menzione di una nutria, animale che in teoria è arrivato in Italia agli inizi del '900, ma forse esiste un altro animale che nel medioevo veniva chiamato nutria? Nel caso, comunque, è stato un errore abbastanza grossolano, secondo me. 

Il romanzo mostra con molta precisione la vita delle persone in quel periodo buio e critica in particolar modo la Curia romana, i cui membri sembrano essere tutti votati ai vizi e ai peccati e dediti ai piaceri del corpo, e anche i religiosi più pii come padre Giuliano, che aiuta Anna a stabilizzarsi all'inizio del suo percorso, devono soccombere al volere di questi cardinali, più interessati ai soldi e al benessere che alla beneficenza verso i poveri. 

Nonostante la sofferenza generale e il velo di pessimismo che vige sull'intero libro, è stato molto interessante leggere di questo periodo storico, ma non ho apprezzato allo stesso modo la scrittura dell'autore, che se da una parte è molto semplice ed elementare - e quindi permette al lettore di continuare il libro senza particolari difficoltà - dall'altro lato è abbastanza piatta e non mi ha trasmesso, personalmente, in modo sufficiente il pensiero e le emozioni dei personaggi, che non mi sono sembrati descritti a 360 gradi, ma più che altro abbozzati nei loro tratti più importanti.

Detto questo, I giorni del ferro e del sangue è un buon libro, ma la scrittura e la descrizione costante e quasi ossessiva dei dolori e delle sofferenze mi hanno lasciato l'amaro in bocca, e i personaggi non mi sono sembrati così convincenti da permettermi di potermi affezionare a loro. 

Detto questo, se volete leggere il parere di altre persone, vi consiglio di leggere le recensioni degli altri fantastici blog che hanno partecipato al review party con me!







Nessun commento:

Posta un commento